Fermiconlemani promuove riflessioni e consapevolezze con “Autori a Palazzo”

Coinvolgente presentazione del libro “Un passato perfetto” presso il museo civico di Putignano.

Il quinto incontro della rassegna antropocentrica Autori a Palazzo organizzata dall’Associazione Fermiconlemani in collaborazione con il comune di Putignano, ha confermato il suo  interesse sociologico dando spazio all’interessante prospettiva dell’autore Andrea Quintili che, domenica 23 aprile ha presentato il suo libro “Un passato perfetto” Edizioni Dal Sud, vincitore del premio letterario Rotary club Bormio Contea nel 2019 e menzionato nel Premio Fortuna 2022 a Bari. 

Il suo romanzo è da subito incalzante e mediante l’incastro improbabile delle storie di quattro ragazzi, esplora e racconta quel bisogno di resilienza che diviene urgenza dinanzi ad un passato sporcato da mancanze importanti, conflitti e disconferme familiari.

Ogni personaggio attraverso risorse diverse, creative e intimamente rappresentative del proprio sé, cercherà di dare una luce nuova e migliore al proprio vissuto, accarezzando il proprio dolore fino a ridimensionarlo.

La chiave di lettura che l’autore vuole trasmettere è la ricchezza della condivisione, che attraverso la consapevolezza promuove un sereno cambiamento.

Le riflessioni suggerite invitano a dar nuovo valore al tempo ed al “qui ed ora”, attraverso l’accettazione di sé che asciugherà vecchi  rimpianti e rimorsi.
“Un passato perfetto” è un testo con riferimenti e temi sociali come la manipolazione, la violenza sessuale e le dinamiche tipiche di atteggiamenti antisociali e sposa l’esigenza dell’associazione “Fermiconlemani” di informare e contrastare ogni fenomeno di abusi e brutalità.

Hanno partecipato all’incontro il Prof. Pierfrancesco Impedovo che si è occupato della parte introduttiva e conclusiva della presentazione del libro e la Dott.ssa Giovanna Nonnato che ha moderato il dialogo con l’autore, in chiave psicologica.

Moltissime le interazioni e le considerazioni arrivate dal pubblico sensibile della scuola media inferiore “De Gasperi” di Putignano, armonicamente  coadiuvate dal prezioso  intervento della Prof.ssa Mariana Buttiglione che ha contribuito alla comprensione del tema attraverso riflessioni personali e collettive a tutto tondo, che hanno spaziato ed incluso ogni punto di vista.

Giovanna Nonnato.

“Pro-fessione” d’amore…

Una riflessione etica del nostro socio Prof. Michele Colasuonno, teologo e psicologo.

Dott.ssa Barbara Capovani – Pisa 2023

Dott.ssa Paola Labriola – Bari 2021

Cosa hanno in comune questi due nomi, entrambe uccise sul lavoro, entrambe psichiatre, entrambe uccise da pazienti.

Ripercorrere gli avvenimenti mi sembra una ripetizione, tanti gli articoli anche in rete che li descrivono dei dettagli.

Scrivere delle patologie dei due una ripetizione anche questa, cercare di cosa si tratta per quel che i manuali dicono, sono tanti i siti che li descrivono.

Scrivere di tutto quello che andrebbe cambiato per far funzionare le cose e della tanta burocrazia che non permette di lavorare come si dovrebbe, mi sembra inutile e non questo il posto giusto.

E allora ho pensato di riflettere su tre termini:
Amore (carità);
Rischio;
Passione.

amore, non solo amore per il lavoro, amore per il sapere, o una semplice “philia” generalizzata, ma amore inteso come carità, amore profondo, che muove ogni cellula di chi decide di mettere tutto se stesso al servizio di un certo tipo di persone, quelle che il dott. Andrioli definisce persone di vetro, persone che hanno bisogno di tanto amore, persone che per quanto la burocrazia ce lo imponga, non possono essere semplicemente incasellate in aride classificazioni per i sintomi clinici che manifestano. Persone che ogni volta decidono di sedersi su una poltrona di uno psichiatra o di uno psicologo, portano ogni loro paura, timore, angoscia, valore, idea, pensiero; ogni loro parte la mettono a nudo, e forse per la prima volta si sentono veramente ascoltati fino in fondo, vengono e ci aprono l’anima, ed è per questo che c’è bisogno di tanto amore, amore che supera ogni giudizio, amore che chiunque fa un lavoro del genere deve portare, provare e muovere in ogni istante.

Rischio, si, se è vero che in un lavoro del genere c’è bisogno di tanto amore, bisogna mettere in conto un pizzico di rischio, rischiare in una valutazione, rischio che quella persona di vetro sia troppo fragile e andando in frantumi ti colpisca con una scheggia di vetro. Rischio che metti in conto, rischio che accetti, e che possa oscurare la luce della passione per quello che si fa.

passione per un lavoro che ogni giorno si rivela nuovo e pieno di sfide: passione per le persone, passione per l’inoltrarsi nelle stanze più nascoste dell’anima, stanze che a volte neanche la persona stessa conoscere; passione per portare nel buio di quelle stanze una piccola luce.

Sì, per lavorare con le persone di vetro c’è bisogno di amore, rischio e passione ed anche se ciò che è accaduto non è giusto, non ha senso e non può avere una giustificazione, stare accanto alle”persone di vetro” è quello che tanti professionisti fanno ogni giorno, forse anche per far continuare a vivere nella memoria e nei cuori di tutti noi coloro che non ci sono più per amore della propria missione.

Michele Colasuonno

La nostra “Comunità gentile” si presenta…

Valeria Ariodante, neo socia, ci racconta di sé e del perché ha scelto di unirsi alla nostra comunità

Mi chiamo Valeria Ariodante e mi occupo di famiglie e minori come avvocata e mediatrice familiare.

Mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari nel 1999 discutendo una tesi in diritto processuale penale “la mancata citazione della persona offesa dal reato nel processo penale”, affrontando il difficile tema del ruolo delle vittime nel processo penale e della importanza della loro presenza effettiva.

Nel 2003 mi sono iscritta all’Albo degli Avvocati di Bari e da allora esercito la professione forense in assoluta autonomia occupandomi di famiglia e di minori a tutto tondo.

Nello stesso anno ho conseguito la specializzazione in “Diritto Minorile” presso l’Università degli Studi di Bari frequentando il “Corso di alta formazione permanente e ricorrente in diritto minorile” discutendo la tesi in diritto processuale penale “la messa alla prova del minore”, occupandomi di una delle risorse più belle del processo minorile: un percorso di recupero di un minore in difficoltà, la possibilità di cambiare vita con l’aiuto del prossimo.

Da sempre appassionata di formazione, ho partecipato e organizzato diversi eventi in materia di famiglia e minori sia nell’ambito civile che penale.
Ho tenuto delle lezioni anche nelle scuole in materia di bullismo, cyberbullismo e diritti e doveri dei minori e delle famiglie.

Continuo a farlo tutt’oggi all’interno dei progetti di alternanza scuola-lavoro nei licei occupandomi di diritto di famiglia e minorile.

Quello che dico loro è di “non avere mai paura di chiedere aiuto e di aiutare”.

In particolare mi sono dedicata ai minori e alla donne vittime di violenza in ambito familiare con particolare attenzione alla violenza assistita ed alla vittimizzazione secondaria di donne e minori.

Nel 2018 sono stata componente del Comitato delle Pari Opportunità presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari.

Dal 2019 sono Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari ancora in carica.

Su delega del Presidente, nel 2022 ho organizzato un corso di formazione per il curatore speciale del minore, formando numerosi colleghi per questo ruolo che la riforma del processo delle famiglie ha riconosciuto come fondamentale per la tutela del minore in tutte le procedure che lo riguardano, sancendo il suo diritto ad un rappresentante ed alla difesa anche contro i suoi stessi genitori ove questi risultino inadeguati.

Nel 2021 ho conseguito il titolo di mediatrice familiare di II livello operante nell’abito delle prerogative di cui alla legge n. 4 del 2013, nonché del codice di condotta del mediatore familiare nel rispetto della deontologia professionale della categoria e della norma tecnica UNI 11644/2016.

La scelta di condividere il progetto di Fermiconlemani nasce dalla volontà di aiutare le vittime da reati a risollevarsi, a credere in un futuro migliore, a pensare che esiste un modo diverso di vivere la propria vita, un modo che non contempli la violenza, ma l’amore e la solidarietà. Donne e uomini che se non possono cambiare il mondo, possono però aiutare quante più persone possibili a ritrovare il sorriso.

Valeria Ariodante

FERMICONLEMANI ANCORA PARTE CIVILE IN UN PROCESSO PER MALTRATTAMENTI

Oggi, avanti al GUP del Tribunale di Bari, si è celebrata la prima udienza preliminare dell’ennesimo processo a carico di un soggetto maltrattante.

L’uomo è accusato di aver, per oltre due anni, perseguitato due membri della sua famiglia costituitisi parte civile per il tramite dall’Avv. Vincenzo Rubino.

L’associazione Fermiconlemani, patrocinata dal procuratore speciale –l’avvocata e socia Francesca Lombardi-, ha avanzato a sua volta istanza di costituzione di parte civile a supporto delle vittime vessate da reiterate aggressioni fisiche e violenze psicologiche.

<<Grazie alla professionalità, competenza e dedizione di tutta l’equipe legale della mia associazione che ringrazio – tiene a sottolineare la presidentessa di Fermiconlemani l’avv.ta TizianaCecere -, continuiamo a stare al fianco di tutte le vittime di violenza, dando il nostro contributo affinché riconquistino pienamente ciò che è stato loro tolto, moralmente, psicologicamente e legalmente. Questa nuova iniziativa processuale, che arriva dopo numerose altre già ammesse, può considerarsi un ulteriore tassello nell’esperienza della nostra associazione, a costante valorizzazione del lavoro di prevenzione e contrasto ad ogni forma di violenza svolto quotidianamente sul campo, attraverso attività d’informazione, ascolto, assistenza legale, contatto con i servizi territoriali e dunque attraverso la creazione di una rete di concreto sostegno alle vittime. Riconoscere ad associazioni antiviolenza come la nostra la legittimazione a stare in giudizio quale parte danneggiata dai reati contestati al maltrattante, è una conquista di altissimo valore civico al fine di ribadire che la violenza, perpetrata in qualsiasi forma o contesto, ha una ricaduta oltre che nella sfera individuale delle vittime, anche in quella collettiva, in un’ottica di responsabilità dell’intera società>>.

Quando i bambini giocano ad uccidere

L’analisi criminologica del nostro socio fondatore Dott. Marco Magliozzi sull’agghiacciate assassinio di una dodicenne in Germania ad opera di due coetanee

Domenica scorsa, il 12 marzo, i cittadini di Freudenberg (Germania) si sono svegliati accolti da una notizia sconvolgente: è stato ritrovato il corpo senza vita e martoriato di una ragazzina di 12 anni all’interno di un bosco.

Luise – questo è il nome della giovane vittima – sarebbe stata accoltellata numerose volte da due sue coetanee, le quali avrebbero subito confessato il delitto.

In un Paese come quello tedesco, che si sforza di apparire come un popolo il più possibile integerrimo e rispettoso della legge, questo accadimento lascia davvero interdetti.

Lo stesso vicequestore, Juergen Sues, afferma: “Dopo oltre 40 anni di servizio, questo caso mi lascia senza parole”.

Ciò che lascia tutti esterrefatti sono, senza dubbio, sia la giovane età delle ragazzine accusate sia il modus operandi: un over killing sul corpo della vittima, martoriata da innumerevoli pugnalate.

Il movente sembra essere la vendetta, un modo per regolare i conti dopo che Luise avrebbe preso in giro una delle ragazzine incriminate.

Cosa succederà ora alle giovani assassine?

Secondo la giurisdizione tedesca, i crimini compiuti dai cittadini al di sotto dei 14 anni non ricadono sotto responsabilità penale.

Le autorità competenti saranno invece gli uffici di assistenza ai giovani, che molto probabilmente ordineranno misure riabilitative-educative.

Cosa ci insegna questa vicenda?

Come Associazione attenta al benessere individuale e collettivo non possiamo ignorare una vicenda simile, anche se accaduta lontano dal nostro Paese.

Le dinamiche violente, che sempre più si diffondono tra i giovani, sono una problematica molto presente anche nel nostro territorio.

Regolare i conti con un’amica, a causa di una presa in giro subita, ricorrendo all’omicidio è un campanello d’allarme enorme, gigantesco, che ci fa comprendere quanto alcuni giovani adolescenti non posseggano ancora quella sensibilità di percepire il prossimo come un essere umano, ma si arrogano il diritto di poter decidere le sorti della sua vita, arrivando addirittura a strappargliela via.

Le radici di questo folle gesto andrebbero scovate nel contesto familiare, nella società di appartenenza, nell’ambiente scolastico:

nessun ragazzo nasce criminale ma ci diventa, a causa del tipo di educazione (non) ricevuta, magari di una mancata o difficile integrazione nel gruppo dei pari o di traumi/esperienze negative vissute ma mai elaborate.

Impossibile, dunque, non aver mai colto i segnali violenti di queste due ragazzine prima d’ora. Il lapsus, e la criminologia clinica ce lo insegna, non esiste. Dentro le menti di queste due giovani omicide già c’era il seme della violenza. Come è possibile che genitori, amici, famiglia, insegnanti, non se ne siano mai accorti?

L’importanza della prevenzione a scuola

Ecco perché, soprattutto oggigiorno, è più che mai necessario fare prevenzione e sensibilizzazione.

Viviamo in una società che ci propina giornalmente contenuti violenti, attraverso serie-tv, film, social, quasi a voler inviare il messaggio: la violenza è normale.

Non è così!

In adolescenti fragili, la cui identità (Io) ancora non è ben sviluppata, questa dinamica altro non fa che mettere radici e costruire, nel tempo, la pericolosa idea che i problemi possano essere risolti usando le maniere forti, addirittura ricorrendo all’omicidio.

E’ importantissimo, dunque, dar vita ad eventi, incontri, workshop, laboratori, che coinvolgano attivamente i giovani, i loro genitori, gli insegnanti, così da veicolare sani messaggi educativi, basati sul rispetto e l’amore reciproco.

“Fermiconlemani” cerca di far ciò ogni giorno, sperando di offrire anche un piccolo contributo e permettere ai giovani di vivere in un mondo migliore.

Dott. Marco Magliozzi, psicologo, psicoterapeuta, criminologo, Trainer in PNL bioetica

Il nostro progetto registrato “Cassetta Help” attivo anche in Emilia Romagna

Ravenna 10 maggio 2023

È innegabile che la pandemia e i suoi strascichi abbiano determinato una crescita esponenziale della fenomenologia violenta on line e off line.

Sono aumentati i reati di maltrattamento contro familiari o conviventi, gli episodi di violenza fisica, aggressione sessuale, diffamazione a mezzo social, anche tra i giovanissimi, in particolare le dinamiche di cybershaming, cyberbullismo, vessazione psicologia, mobbing coniugale, omicidio, uxoricidio e family murder aventi come target di elezione le donne.

La violenza on line e off line è un problema sociale e il ruolo delle associazioni anti violenza sul territorio è indispensabile per sensibilizzare, dare visibilità e accrescere nella società la consapevolezza che la violenza è un problema pubblico che danneggia il nostro sistema di valori, con particolare riguardo ai giovani, ai gruppi di pari e ai soggetti vulnerabili.

Informare si, ma soprattutto offrire strumenti concreti di prevenzione e aiuto: questa la ricetta!

Su questa scia la nostra associazione da anni vanta un progetto volto all’ascolto e al sostegno delle vittime di qualsiasi forma di violenza o discriminazione: “Cassetta Help”, una cassetta rossa dove chiunque sia vittima o spettatore di dinamiche violente o viva relazioni e situazioni malsane, patologiche e allarmanti altrimenti non facilmente intercettabili a causa della paura e della vergogna, possa lanciare una richiesta di aiuto o fare una segnalazione, anche in forma anonima.

Nella richiesta di aiuto è possibile indicare il proprio recapito per essere contattati da un volontario esperto o si può scegliere di rivolgersi direttamente allo sportello virtuale all’800 822 538 (il numero è in evidenza sulla targa posta accanto ad ogni cassetta), per ricevere supporto o prenotare un appuntamento presso i centri di ascolto posti sul territorio.

Al progetto hanno aderito il comune di Bari, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari, e ancora i comuni di Casamassima, Putignano, Triggiano, Ruvo di Puglia, Sant’Antonio Abbate (Na) e Scorrano (Le); si aggiunge oggi Cesenatico, ridente località emiliana, grazie alla lungimirante sinergia fra l’amministrazione locale e l’associazione ravennate, partner di Fermiconlemani, Crisalide Odv presieduta dalla signora Antonella Valletta, instancabile eroina di grandi battaglie di prevenzione.

Per la collocazione della cassetta si è scelta via Aurelio Saffi, sede di alcuni uffici comunali; presenti alla cerimonia inaugurale la vice sindaca Lorena Fantozzi e la Dott.ssa Federica Petrelli psicologa responsabile del “Centro donna”, la delegazione di Fermiconlemani costituita dalla presidentessa Tiziana Cecere e dai soci Pierfrancesco Impedovo e Daniela Corrado, nonché la presidentessa di Crisalide Odv Antonella Valletta.

Presidente di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: <<Silenzio e indifferenza sono molto pericolosi e diventano alleati della violenza: come Associazione, insieme al supporto e alla collaborazione dell’associazione nostra partner Crisalide Odv, sentiamo il dovere morale di contribuire a smuovere le coscienze in favore di una cultura di parità di genere, della non violenza e della non sopraffazione. Desideriamo costruire ogni giorno un futuro che neghi la violenza in generale, soprattutto per i più giovani, non soltanto contro le donne ma contro ogni essere vivente; questa la nostra mission condensata nel nostro slogan da me coniato: “Tutto ciò che desideri è dall’altra parte della paura>>.

La nostra “Comunità gentile” si presenta…

Il profilo della nostra neo socia Patrizia Ciorciari

Mi chiamo Patrizia Ciorciari, professione avvocata penalista.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza discutendo una tesi  in Diritto internazionale sulla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nel 1997  mi iscrivo all’albo iniziando così ad esercitare la professione forense in ambito civile.

Ma nel 2009 la svolta.

Da sempre sensibile alle tematiche delle discriminazioni e della violenza di genere, a seguito della emanazione della Legge sullo Stalking nel 2009, decido di lasciare l’ambito civilistico per dedicarmi a 360 gradi alla tutela e difesa delle vittime di reato in special modo delle donne e dei bambini vittime di violenza.

Dopo aver frequentato vari corsi sulle competenze trasversali inizio la mia collaborazione con i CAV di Bari nel fornire consulenza prima ed assistenza legale poi alla donne vittime di violenza in ambito familiare e non, nei processi, con particolare attenzione alla violenza assistita ed alla vittimizzazione secondaria ed istituzionale di cui spesso le donne ed i minori che assistono alle violenze sono vittima.

Nel 2017 per raggiungere sempre una maggiore professionalità a difesa delle donne e delle fasce deboli, ho conseguito il Master di Alta formazione “in Discriminazioni di genere “organizzato dalla Regione Puglia perché le violenze non sono solo quelle che si subiscono in ambiti familiari ma anche lavorativi.

Nel 2016 entro a far parte quale socio fondatore della associazione “Avvocati per i minori di Bari-Trani”, mettendo a disposizione la mia professionalità anche in ambito penale minorile nella difesa di minori e vittime di Bullismo e Body shaming.

Avendo provato sulla mia pelle il dolore di un figlio vittima di bullismo, ho concentrato le mie energie sulla educazione e prevenzione di questi fenomeni attivandomi non solo nelle aule di tribunale ma anche nel fare prevenzione nelle scuole.

Il mio motto quando vado nelle scuole è “Educare i ragazzi/e di oggi per non dover difendere gli uomini e le donne di domani”.

Nel 2018 sono diventata socio fondatore della associazione “Antopaninabella” nata a seguito della morte della giovanissima Antonella Diacono che si occupa di problematiche legate ai disagi giovanili.

Dal giugno 2022   sono coordinatrice dello sportello “Dalla loro Parte” ubicato presso il Tribunale di Bari istituito allo scopo di fornire in una sorta di TRIAGE una prima assistenza e consulenza legale a tutte quelle persone che   ritengono essere vittima di un reato. Si tratta di uno splendido progetto voluto e finanziato dalla Regione Puglia in collaborazione Il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Bari per dare attuazione alla direttiva 29/2012 che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato. Senza dimenticare la mia passione per il diritto penale che mi vede comunque attiva nella difesa e tutela dei diritti.

La scelta di aderire alla associazione Fermiconlemani è stata una scelta ponderata e voluta allo scopo precipuo di aiutare le persone  che in un momento particolare della propria vita si trovino a dover affrontare delle difficoltà che le rendono particolarmente vulnerabili anche dal punto di vista legale.

Considero quindi questa mia scelta come un punto di arrivo ma nel contempo come un punto di partenza.

Un punto di arrivo del percorso sino ad ora svolto nella difesa delle donne vittime di violenza certa di poter dare il mio contributo nella lotta quotidiana a questo inarrestabile fenomeno.

Un punto di partenza perché pur sapendo di poter dare ho ancora tanto da ricevere e da imparare nel dare il mio contributo alla lotta contro ogni forma di violenza.

Patrizia Ciorciari

La nostra “Comunità Gentile” si presenta…

La nostra neo socia Giovanna Nonnato ci parla di sè.

Mi chiamo Giovanna Nonnato, ho 42 anni e sono sempre stata empatica ed impegnata nel sociale.

Mi sono diplomata in “Tecnico dei servizi sociali” collezionando tirocini presso orfanotrofi ed RSSA della città.

A scuola ho conosciuto e confermato la mia passione per la comprensione del vissuto dell’altro e con impegno e sacrificio 6 anni dopo mi sono laureata a pieni voti in “Psicologia” con specializzazione in “Lavoro ed organizzazioni” c/o l’Università degli studi A. Moro di Bari.

Seguendo la mia fame di competenze da utilizzare al meglio, ho conseguito un tirocinio annuale presso il Policlinico di Bari nel reparto di “Neurologia”, imparando a stilare proiettivi, screening e diagnosi in pazienti con sospette demenze senili, Alzheimer, Sclerosi multipla o sindrome di Parkinson.

Successivamente ho conseguito un Master in P.N.L. Counseling, completato da un interessante tirocinio in Confesercenti, per provare ad esplorare anche l’ambito conseguito con la mia laurea specialistica.

Sempre più curiosa, ho acquisito anche il titolo di operatore di “Training autogeno” da utilizzare come ausilio alla Psicoterapia breve, ma non ero ancora soddisfatta.

Non volevo solo conoscere le teorie e poter stilare diagnosi, non mi bastava tutto ciò che avevo imparato: volevo poter sostenere delle terapie per provare ad aiutare davvero chi ne aveva bisogno e la mia laurea quinquennale non poteva bastare.

Pur di sostenere da sola l’onerosissima e prestigiosa Specializzazione quinquennale in “Psicoterapia Familiare, Relazionale e Sistemica”, ho sfruttato il titolo del mio diploma, autofinanziandomi attraverso le supplenze c/o gli asili nido del Comune di Bari. Era un mondo che non conoscevo, ma inaspettatamente mi ha dato molto a livello umano e professionale.

Durante la frequenza della scuola “Change” ho cominciato a prendere in carico pazienti presso il SER.D di Modugno, il Dipartimento Dipendenze Patologiche, dove avvalendomi di libri e Test proiettivi vari con determinazione per anni ho portato a termine terapie individuali, di coppia e familiari in contesti composti da fragilità dovute a disordini alimentari, disturbi dell’orientamento sessuale, alcolismo o tossicodipendenza.

Mi sono sposata e quando il Comune di Bari ha prospettato un concorso per lavorare a tempo indeterminato come Educatrice per la prima infanzia, soddisfatta dall’eredità emotiva vissuta già a tempo determinato ho partecipato e l’ho vinto, introducendo tra le mie competenze anche la quotidiana comprensione dello stile di attaccamento genitoriale mediante il vissuto dei nostri piccoli, dolcissimi utenti.

Spaziando tra i vari bisogni sociali ho tenuto lezioni relative al “legame d’attaccamento” alle mamme degli asili privati di Modugno ed ho coinvolto ragazzi e genitori in un confronto generazionale sul tema “Cyberbullismo” c/o la parrocchia “San Giuseppe” di Bari.

In definitiva mi presento così: il mio bisogno di aiutare è sempre stato a tutto tondo ed affamato.

Ho cominciato con l’assistenza agli anziani e gli orfani ed a seguito dei miei studi e dell’esperienza pratica sono arrivata ai bambini che devono imparare a camminare, a parlare, ad evolversi sperimentando le prime frustrazioni familiari.

La scuola di Psicoterapia mi ha formata per arrivare fino agli adolescenti vittime di cyberbullismo, agli adulti con dinamiche disfunzionali individuali e/o di coppia o ai pazienti designati da famiglie conflittuali e disfunzionali.

Ogni esperienza, titolo e competenza mi ha arricchita, ma adesso che per caso ho conosciuto l’A.p.S. “Fermiconlemani” sento d’aver raggiunto l’apice della curiosità, della completezza e della motivazione personale e professionale perché il suo impegno sociale mi richiede di fare esattamente ciò che cercavo.

Esser socia ed avere la possibilità di poter operare sul territorio è per me motivo d’orgoglio.

Credo che c’è sempre da imparare, mettendosi in discussione singolarmente o in team, offrendo le proprie risorse generosamente e approcciandosi ai nuovi punti di vista altrui, per ottenere il risultato più perfettibile.

Offrire il mio contributo per combattere la violenza fisica, psicologica ed economica è un grande onore per me: voglio investire le mie competenze per contrastare la manipolazione della vittima che richiederà il nostro aiuto con fiducia.

Giovanna Nonnato

Processo Miniello: il ginecologo rinviato a giudizio

Fermiconlemani fra le parti civili ammesse

Sarà giudicato innanzi alla seconda sezione penale collegiale del Tribunale di Bari il ginecologo barese Giovanni Miniello, per rispondere di una serie di episodi di violenza sessuale tentati e consumati a danno di sue pazienti.

Questo l’esito dell’udienza preliminare conclusasi quest’oggi innanzi al GUP del Tribunale di Bari Dott. Ferraro che ha visto, tra l’altro, l’ammissione delle costituzioni di parte civile di numerose persone offese, dell’ordine dei medici e di diverse associazioni antiviolenza fra cui Fermiconlemani rappresentata dalla socia Avv.ta Daniela Corrado.

Presidentessa di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: “per noi è fondamentale agire all’interno del procedimento penale nella veste di accusatori privati affiancando le donne offese, perché la violenza è un reato che lede l’intera comunità. Molto importante è sottolineare che la legittimazione attiva a costituirsi parte civile nei processi per crimini violenti della nostra associazione è stata riconosciuta già da diversi organi giudicanti in svariati altri processi, grazie alla corposa attività dell’associazione, documentata in atti al momento della costituzione, forte di anni di presenza sul territorio contro le discriminazioni e contro la violenza in ogni sua manifestazione, che si è consolidata anche grazie al lavoro sinergico con istituzioni e con altre associazioni, attraverso una rete sul territorio di sportelli di ascolto, assistenza legale-informativa e percorsi di prevenzione; un lavoro fatto di impegno e risorse proprie. 

Procuratore speciale Fermiconlemani Avv.ta Daniela Corrado:” Questa vicenda giudiziaria rimarrà impressa non solo nel mio percorso professionale ma nella mia esistenza, per la grande responsabilità affidatami di rappresentare l’associazione di cui sono socia, dando così rilievo a quelle dinamiche che concernono non soltanto le vittime ma l’intera collettività. Procedimenti di questo genere devono avere un effetto aggregante, per dare alle vittime la percezione di non essere sole. Non nascondo la grande emozione che provo nell’essere parte attiva in questa vicenda giudiziaria”.

L’associazione Fermiconlemani, nonostante non riceva fondi pubblici, è sempre in prima linea al fianco delle vittime di violenza, sostenendole e offrendo loro assistenza legale, psicologica e  di empowerment personale”.

LA VIOLENZA: PARADIGMA DEL NOSTRO TEMPO

Ragazzi col “virus” della violenza.

La presidentessa, Avv.ta Tiziana Cecere, e il nostro socio, Prof. Pierfrancesco Impedovo, riflettono su un tema cruciale del nostro tempo: la violenza giovanile.

Gesti come quello a cui si è assistito sul palco dell’Ariston qualche giorno fa mettono in atto un rituale primitivo che spinge alla caccia di capri espiatori o vittime; qualcuno vorrebbe liquidarlo circoscrivendolo ad una sorta di improvvisa reazione post-pandemia.

Questa ipotesi è solo un modo per tentare di scaricare le responsabilità di un disagio giovanile che è esploso sì con il Covid, ma che già covava da anni, tantissimi anni e senza che nessuno se ne occupasse.

Non solo bullismo e cyberbullismo. Quella che comunemente chiamiamo violenza giovanile può assumere tante altre forme, prendendo di volta in volta le sembianze dello stupro, dello stalking, dell’autolesionismo o di quella che diffusamente viene definita come “revenge porn”, ovvero la condivisione pubblica non autorizzata di immagini e video intimi tramite Internet per vendetta.

Ad essere coinvolti un esercito di adolescenti che sempre di più mettono in atto comportamenti aggressivi a scuola, in famiglia, in gruppo e addirittura in coppia, senza avere spesso la consapevolezza della gravità delle loro azioni.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2 adolescenti su 50 hanno subìto aggressioni fisiche dal proprio partner già a partire dai 14–15 anni, 1 adolescente su 10 ha paura della persona che ha a fianco e 3 ragazzi su 50 si sentono incastrati nella propria relazione sentimentale perché vittime di minacce.

Una pletora di violenti, figli di un’assenza di pilastri educativi, di modelli autorevoli, figli del conflitto, della disgregazione familiare, scolastica e sociale.
Giovani che ritengono il loro comportamento un banale gioco e un momento di divertimento, senza conoscere il rispetto per se stessi e gli altri.

Il problema è che, la maggior parte delle volte, la violenza è nascosta dietro un’apparente normalità ed è per questo che diventa così difficile comprendere il senso del suo dilagare fin dalla più giovane età.

C’è poi un’altra faccia, poco attenzionata, della violenza che riguarda quasi esclusivamente le giovani generazioni: l’autolesionismo.

In Italia, nonostante sia un fenomeno molto diffuso, non si vuole parlare di autolesionismo e non si fa prevenzione e questo porta i ragazzi ad aver paura del confronto, a nascondersi nei rifugi virtuali, nei social e nei gruppi pro-autolesionismo.

I ragazzi che arrivano ad avere comportamenti autolesivi lo fanno perché ne hanno bisogno, perché sentono un impulso irrefrenabile che non sanno controllare, una sofferenza interna che non sono in grado di gestire, che li invade e che devono scaricare sul corpo. È proprio il corpo, infatti, che racconta il loro dolore interno; ogni segno e ogni cicatrice rappresenta una ferita aperta, racchiude un’emozione che ha preso il sopravvento e che li ha schiacciati da un punto di vista psicologico, rappresenta l’unico modo per loro di esprimere una sofferenza altrimenti indicibile.

É riduttivo pensare che chi mette in atto questi comportamenti in maniera sistematica lo faccia per attirare l’attenzione. Questi ragazzi vivono in profondo conflitto, con la paura di non essere compresi e di essere scoperti, si sentono stigmatizzati ed emarginati dalle famiglie, dalla scuola e dalla società.

La nostra pluriennale esperienza nella prevenzione e nel contrasto ad ogni forma di violenza ci insegna che se vogliamo davvero combattere questa piaga, specie fra le giovani generazioni, dobbiamo spogliare vittime e carnefici dei loro ruoli, ridare loro dignità, la possibilità di scegliere, di affrontare se stessi e il mondo circostante senza paura.

Sempre più adolescenti crescono e vivono in un contesto sociale che usa il linguaggio della violenza a tutti i livelli, dove non si tende al confronto ma allo scontro.

Se si continuano a sottovalutare questi fenomeni, metteremo sempre i cerotti mentre si dovrebbe affrontare il problema sul nascere, a partire dalle scuole primarie, lavorando realmente sulla prevenzione.

Per questo Fermiconlemani costantemente promuove all’interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado una serie di eventi volti alla prevenzione della fenomenologia violenta online e offline, con la specifica finalità di valorizzare il ruolo dell’istruzione nel favorire il rispetto reciproco.

La sfida del nostro tempo è quella di rafforzare e ricostruire alleanze educative, allargare le reti di collaborazione tra le istituzioni scolastiche, enti locali e terzo settore, con tutte le associazioni che operano sul territorio. Questo è lo strumento per potenziare l’offerta educativa dalla più tenera età fino a quella adulta, sostenere le famiglie, combattere i fenomeni di devianza, per ricucire il tessuto sociale, rimettendo al centro la persona, garantendo inclusione e crescita.

Non sarà facile ma è tempo di aprire la via della prevenzione, se vogliamo davvero contrastare la violenza.

Fermiconlemani C’è!