Blog

La nostra “Comunità Gentile” si presenta…

La nostra neo socia Giovanna Nonnato ci parla di sè.

Mi chiamo Giovanna Nonnato, ho 42 anni e sono sempre stata empatica ed impegnata nel sociale.

Mi sono diplomata in “Tecnico dei servizi sociali” collezionando tirocini presso orfanotrofi ed RSSA della città.

A scuola ho conosciuto e confermato la mia passione per la comprensione del vissuto dell’altro e con impegno e sacrificio 6 anni dopo mi sono laureata a pieni voti in “Psicologia” con specializzazione in “Lavoro ed organizzazioni” c/o l’Università degli studi A. Moro di Bari.

Seguendo la mia fame di competenze da utilizzare al meglio, ho conseguito un tirocinio annuale presso il Policlinico di Bari nel reparto di “Neurologia”, imparando a stilare proiettivi, screening e diagnosi in pazienti con sospette demenze senili, Alzheimer, Sclerosi multipla o sindrome di Parkinson.

Successivamente ho conseguito un Master in P.N.L. Counseling, completato da un interessante tirocinio in Confesercenti, per provare ad esplorare anche l’ambito conseguito con la mia laurea specialistica.

Sempre più curiosa, ho acquisito anche il titolo di operatore di “Training autogeno” da utilizzare come ausilio alla Psicoterapia breve, ma non ero ancora soddisfatta.

Non volevo solo conoscere le teorie e poter stilare diagnosi, non mi bastava tutto ciò che avevo imparato: volevo poter sostenere delle terapie per provare ad aiutare davvero chi ne aveva bisogno e la mia laurea quinquennale non poteva bastare.

Pur di sostenere da sola l’onerosissima e prestigiosa Specializzazione quinquennale in “Psicoterapia Familiare, Relazionale e Sistemica”, ho sfruttato il titolo del mio diploma, autofinanziandomi attraverso le supplenze c/o gli asili nido del Comune di Bari. Era un mondo che non conoscevo, ma inaspettatamente mi ha dato molto a livello umano e professionale.

Durante la frequenza della scuola “Change” ho cominciato a prendere in carico pazienti presso il SER.D di Modugno, il Dipartimento Dipendenze Patologiche, dove avvalendomi di libri e Test proiettivi vari con determinazione per anni ho portato a termine terapie individuali, di coppia e familiari in contesti composti da fragilità dovute a disordini alimentari, disturbi dell’orientamento sessuale, alcolismo o tossicodipendenza.

Mi sono sposata e quando il Comune di Bari ha prospettato un concorso per lavorare a tempo indeterminato come Educatrice per la prima infanzia, soddisfatta dall’eredità emotiva vissuta già a tempo determinato ho partecipato e l’ho vinto, introducendo tra le mie competenze anche la quotidiana comprensione dello stile di attaccamento genitoriale mediante il vissuto dei nostri piccoli, dolcissimi utenti.

Spaziando tra i vari bisogni sociali ho tenuto lezioni relative al “legame d’attaccamento” alle mamme degli asili privati di Modugno ed ho coinvolto ragazzi e genitori in un confronto generazionale sul tema “Cyberbullismo” c/o la parrocchia “San Giuseppe” di Bari.

In definitiva mi presento così: il mio bisogno di aiutare è sempre stato a tutto tondo ed affamato.

Ho cominciato con l’assistenza agli anziani e gli orfani ed a seguito dei miei studi e dell’esperienza pratica sono arrivata ai bambini che devono imparare a camminare, a parlare, ad evolversi sperimentando le prime frustrazioni familiari.

La scuola di Psicoterapia mi ha formata per arrivare fino agli adolescenti vittime di cyberbullismo, agli adulti con dinamiche disfunzionali individuali e/o di coppia o ai pazienti designati da famiglie conflittuali e disfunzionali.

Ogni esperienza, titolo e competenza mi ha arricchita, ma adesso che per caso ho conosciuto l’A.p.S. “Fermiconlemani” sento d’aver raggiunto l’apice della curiosità, della completezza e della motivazione personale e professionale perché il suo impegno sociale mi richiede di fare esattamente ciò che cercavo.

Esser socia ed avere la possibilità di poter operare sul territorio è per me motivo d’orgoglio.

Credo che c’è sempre da imparare, mettendosi in discussione singolarmente o in team, offrendo le proprie risorse generosamente e approcciandosi ai nuovi punti di vista altrui, per ottenere il risultato più perfettibile.

Offrire il mio contributo per combattere la violenza fisica, psicologica ed economica è un grande onore per me: voglio investire le mie competenze per contrastare la manipolazione della vittima che richiederà il nostro aiuto con fiducia.

Giovanna Nonnato

Processo Miniello: il ginecologo rinviato a giudizio

Fermiconlemani fra le parti civili ammesse

Sarà giudicato innanzi alla seconda sezione penale collegiale del Tribunale di Bari il ginecologo barese Giovanni Miniello, per rispondere di una serie di episodi di violenza sessuale tentati e consumati a danno di sue pazienti.

Questo l’esito dell’udienza preliminare conclusasi quest’oggi innanzi al GUP del Tribunale di Bari Dott. Ferraro che ha visto, tra l’altro, l’ammissione delle costituzioni di parte civile di numerose persone offese, dell’ordine dei medici e di diverse associazioni antiviolenza fra cui Fermiconlemani rappresentata dalla socia Avv.ta Daniela Corrado.

Presidentessa di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: “per noi è fondamentale agire all’interno del procedimento penale nella veste di accusatori privati affiancando le donne offese, perché la violenza è un reato che lede l’intera comunità. Molto importante è sottolineare che la legittimazione attiva a costituirsi parte civile nei processi per crimini violenti della nostra associazione è stata riconosciuta già da diversi organi giudicanti in svariati altri processi, grazie alla corposa attività dell’associazione, documentata in atti al momento della costituzione, forte di anni di presenza sul territorio contro le discriminazioni e contro la violenza in ogni sua manifestazione, che si è consolidata anche grazie al lavoro sinergico con istituzioni e con altre associazioni, attraverso una rete sul territorio di sportelli di ascolto, assistenza legale-informativa e percorsi di prevenzione; un lavoro fatto di impegno e risorse proprie. 

Procuratore speciale Fermiconlemani Avv.ta Daniela Corrado:” Questa vicenda giudiziaria rimarrà impressa non solo nel mio percorso professionale ma nella mia esistenza, per la grande responsabilità affidatami di rappresentare l’associazione di cui sono socia, dando così rilievo a quelle dinamiche che concernono non soltanto le vittime ma l’intera collettività. Procedimenti di questo genere devono avere un effetto aggregante, per dare alle vittime la percezione di non essere sole. Non nascondo la grande emozione che provo nell’essere parte attiva in questa vicenda giudiziaria”.

L’associazione Fermiconlemani, nonostante non riceva fondi pubblici, è sempre in prima linea al fianco delle vittime di violenza, sostenendole e offrendo loro assistenza legale, psicologica e  di empowerment personale”.

LA VIOLENZA: PARADIGMA DEL NOSTRO TEMPO

Ragazzi col “virus” della violenza.

La presidentessa, Avv.ta Tiziana Cecere, e il nostro socio, Prof. Pierfrancesco Impedovo, riflettono su un tema cruciale del nostro tempo: la violenza giovanile.

Gesti come quello a cui si è assistito sul palco dell’Ariston qualche giorno fa mettono in atto un rituale primitivo che spinge alla caccia di capri espiatori o vittime; qualcuno vorrebbe liquidarlo circoscrivendolo ad una sorta di improvvisa reazione post-pandemia.

Questa ipotesi è solo un modo per tentare di scaricare le responsabilità di un disagio giovanile che è esploso sì con il Covid, ma che già covava da anni, tantissimi anni e senza che nessuno se ne occupasse.

Non solo bullismo e cyberbullismo. Quella che comunemente chiamiamo violenza giovanile può assumere tante altre forme, prendendo di volta in volta le sembianze dello stupro, dello stalking, dell’autolesionismo o di quella che diffusamente viene definita come “revenge porn”, ovvero la condivisione pubblica non autorizzata di immagini e video intimi tramite Internet per vendetta.

Ad essere coinvolti un esercito di adolescenti che sempre di più mettono in atto comportamenti aggressivi a scuola, in famiglia, in gruppo e addirittura in coppia, senza avere spesso la consapevolezza della gravità delle loro azioni.

Secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2 adolescenti su 50 hanno subìto aggressioni fisiche dal proprio partner già a partire dai 14–15 anni, 1 adolescente su 10 ha paura della persona che ha a fianco e 3 ragazzi su 50 si sentono incastrati nella propria relazione sentimentale perché vittime di minacce.

Una pletora di violenti, figli di un’assenza di pilastri educativi, di modelli autorevoli, figli del conflitto, della disgregazione familiare, scolastica e sociale.
Giovani che ritengono il loro comportamento un banale gioco e un momento di divertimento, senza conoscere il rispetto per se stessi e gli altri.

Il problema è che, la maggior parte delle volte, la violenza è nascosta dietro un’apparente normalità ed è per questo che diventa così difficile comprendere il senso del suo dilagare fin dalla più giovane età.

C’è poi un’altra faccia, poco attenzionata, della violenza che riguarda quasi esclusivamente le giovani generazioni: l’autolesionismo.

In Italia, nonostante sia un fenomeno molto diffuso, non si vuole parlare di autolesionismo e non si fa prevenzione e questo porta i ragazzi ad aver paura del confronto, a nascondersi nei rifugi virtuali, nei social e nei gruppi pro-autolesionismo.

I ragazzi che arrivano ad avere comportamenti autolesivi lo fanno perché ne hanno bisogno, perché sentono un impulso irrefrenabile che non sanno controllare, una sofferenza interna che non sono in grado di gestire, che li invade e che devono scaricare sul corpo. È proprio il corpo, infatti, che racconta il loro dolore interno; ogni segno e ogni cicatrice rappresenta una ferita aperta, racchiude un’emozione che ha preso il sopravvento e che li ha schiacciati da un punto di vista psicologico, rappresenta l’unico modo per loro di esprimere una sofferenza altrimenti indicibile.

É riduttivo pensare che chi mette in atto questi comportamenti in maniera sistematica lo faccia per attirare l’attenzione. Questi ragazzi vivono in profondo conflitto, con la paura di non essere compresi e di essere scoperti, si sentono stigmatizzati ed emarginati dalle famiglie, dalla scuola e dalla società.

La nostra pluriennale esperienza nella prevenzione e nel contrasto ad ogni forma di violenza ci insegna che se vogliamo davvero combattere questa piaga, specie fra le giovani generazioni, dobbiamo spogliare vittime e carnefici dei loro ruoli, ridare loro dignità, la possibilità di scegliere, di affrontare se stessi e il mondo circostante senza paura.

Sempre più adolescenti crescono e vivono in un contesto sociale che usa il linguaggio della violenza a tutti i livelli, dove non si tende al confronto ma allo scontro.

Se si continuano a sottovalutare questi fenomeni, metteremo sempre i cerotti mentre si dovrebbe affrontare il problema sul nascere, a partire dalle scuole primarie, lavorando realmente sulla prevenzione.

Per questo Fermiconlemani costantemente promuove all’interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado una serie di eventi volti alla prevenzione della fenomenologia violenta online e offline, con la specifica finalità di valorizzare il ruolo dell’istruzione nel favorire il rispetto reciproco.

La sfida del nostro tempo è quella di rafforzare e ricostruire alleanze educative, allargare le reti di collaborazione tra le istituzioni scolastiche, enti locali e terzo settore, con tutte le associazioni che operano sul territorio. Questo è lo strumento per potenziare l’offerta educativa dalla più tenera età fino a quella adulta, sostenere le famiglie, combattere i fenomeni di devianza, per ricucire il tessuto sociale, rimettendo al centro la persona, garantendo inclusione e crescita.

Non sarà facile ma è tempo di aprire la via della prevenzione, se vogliamo davvero contrastare la violenza.

Fermiconlemani C’è!

La nostra “Comunità gentile” si presenta

La nuova associata Marianna ci parla di sé

sono Marianna Barbaro, ho conseguito una laurea in giurisprudenza e dopo una lunga pausa per motivi familiari ho avuto l’opportunità di conoscere l’Ikos, centro di formazione professionale dove

ho acquisito il master in criminologia clinica, profiling e prevenzione.

In questi anni però ho osservato tanto e imparato tanto; le esperienze non sono mancate nel bene e nel male.

La difficoltà maggiore era dare un senso a determinati comportamenti che in apparenza sembravano privi di un reale significato ed anche giustificazione, ma grazie ai docenti che mi hanno seguito ho imparato ad andare in profondità e non fermarmi alle apparenze perché solo così è possibile comprendere e dare un aiuto concreto e utile.

La scelta di far parte di Fermiconlemani, che ringrazio di avermi accolta, mi consente di fare ciò che davvero desidero, vale a dire dare il mio piccolo contributo a chi ne ha bisogno stando vicino a chi soffre nella speranza di essere loro utile.

Marianna Barbaro

Il diavolo che agisce sulle nostre vite

Una cornice principesca per il battesimo di un saggio che già si preannuncia un grande successo editoriale

Ieri, 29 gennaio, in una location ricca di storia e di regalità, il museo civico Principe Guglielmo Romanazzi Carducci di Santomauro a Putignano, si è tenuta la prima presentazione del saggio di esordio della nostra presidentessa, avv.ta Tiziana Cecere, “Il diavolo che agisce sulle nostre vite”, edito da Calibano.

Una platea gremita, attenta e partecipe ha fatto da cornice alla tavola rotonda moderata dalla dott.ssa Antonella Delfino Pesce, in cui l’autrice e il prof. Pierfrancesco Impedovo curatore della parte giuridica dell’opera, hanno discorso sui temi cruciali del saggio, attraverso costanti riferimenti ai casi più noti alla cronaca degli ultimi anni.

Chi è il Diavolo? Cosa sono le Sette? Di questo e di molto altro si è parlato in una chiave di lettura multidisciplinare attraverso la comparazione giuridica, psicologica e forense.

La premessa è che non facile occuparsi e scrivere di questo argomento, anche per chi vive una carriera professionale nelle aule di giustizia, ascoltando la sofferenza delle vittime.

I relatori hanno accompagnato gli ospiti in un viaggio attraverso un ambito che avvince, spaventa, confonde, dando loro la possibilità di comprendere, alla luce dell’esame dei casi e delle teorie scientifiche più accreditate, cosa siano davvero le sette sataniche e l’identikit di coloro che ne fanno parte, attraverso la lente d’ingrandimento del criminal profiling.

Presidente di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: “anche questa mia esperienza editoriale, come ogni altro progetto di Fermiconlemani, ha quale finalità la prevenzione. È possibile seminare germogli di legalità e di prevenzione di tali fenomeni tramite la conoscenza, specie dei più giovani, che li aiuti a non subire il fascino che le sette possono esercitare, che risiede soprattutto dall’alone di mistero in cui queste organizzazioni sono avvolte.

Fare chiarezza sulle dinamiche giuridiche, psicologiche, sociologiche e antropologiche sul tema del satanismo è di vitale importanza.

Un libro non ha il solo obiettivo di informare ma anche, e soprattutto, quello di aiutare i cittadini e i professionisti a prevenire, stimolando interventi di progettualità sociale che permettano di arginare tali dinamiche.

Chiudere gli occhi nei confronti del Satanismo significa ammettere che non sia un problema: decidere di non curarsene non equivale a farlo sparire.Purtroppo, come abbiamo avuto modo di riscontrare, alcuni gruppi degenerano in atti di violenza (fisica e psicologica), fino ad arrivare all’omicidio nei casi più gravi e acclarati.

Il nostro Paese difende il pensiero emancipato e la libertà di culto: è grazie all’informazione e alla cultura che tale libertà resta tale e non sfocia in pratiche disumane, violente e irrispettose dei diritti delle persone.

Questo libro ha voluto, quindi, inviare un chiaro messaggio di prevenzione reale, attraverso una disamina psicologica, giuridica e sociologica dell’argomento.Chi legge trarrà importanti consigli pratici, indispensabili in momenti difficili come questo dove la tanta “disperazione” diventa facile viatico verso il mondo occulto, visto da molti come una “soluzione”.

Shahla: storia di un femminicido di stato

Iran, donna incinta condannata a morte

La nostra presidentessa, Avv.ta Tiziana Cecere, riflette su una tragedia che tocca anche noi.

L’esecuzione sarebbe imminente, le autorità iraniane infatti si preparano a giustiziare una donna di etnia curda proveniente dalla provincia nord-occidentale dell’Azerbaigian. Un’altra vittima della repressione delle proteste scatenate in reazione alla morte di Mahsa Amini, la ragazza anch’essa curda uccisa dalla polizia morale a Teheran dopo essere stata fermata perché non indossava in maniera corretta l’hijab, il classico velo che copre la testa.

Ma questa volta la barbarie potrebbe toccare, se possibile, il limite estremo. Shahla Abdi, questo e il suo nome, ha circa vent’anni ed è incinta. È stata arrestata a metà ottobre a Urmia, la sua colpa sarebbe quella di aver dato fuoco ad un ritratto del fondatore della Repubblica Islamica Khomeini.

È stata rinchiusa nella prigione di Tabriz circa tre settimane fa e le speranze di rivedere la ragazza ancora viva sarebbero minime.

La nostra solidarietà alle donne iraniane e alla loro rivoluzione.

Un grido disperato che vuole dirci come in quella nazione così importante nel mondo, l’antica Persia, dal 1979 ci siano oppressione e violenza.

Eventi come questo ci impongono una riflessione che ci chiama a raccolta contro tutti i femminicidi del mondo.

Sono passati più di 40 anni da quando le donne iraniane per la prima volta si riversarono nelle piazze, le stesse piazze nelle quali ancora oggi scendono a protestare.

Il mondo è cambiato, anche le donne sono cambiate, eppure qualcosa non ha subito lo stesso processo se ancora le donne chiedono libertà.

Le nostre sorelle iraniane hanno molto da insegnarci: è evidente che quando le donne smettono di stare in silenzio e alzano la voce, qualcosa si muove.

Voci di chi, nonostante la dura repressione di questi giorni, continua a chiedere, in Iran, il rispetto delle libertà fondamentali, l’uguaglianza, la giustizia sociale e la fine di un sistema patriarcale oppressivo.

Donne che non hanno esitato a sollevarsi unite contro la morte di Mahsa Amini.

La capacità di resistenza delle donne è emersa in più occasioni nella storia del paese e la tenacia dimostrata ora, testimonia una consapevolezza e una strenua volontà di cambiamento che oggi bisogna sostenere a livello internazionale, seguendo le indicazioni che arrivano dalle piazze iraniane e da quelle che si stanno costruendo in tutto il mondo sotto la guida delle comunità in diaspora.

Loro lo stanno facendo: denunciano, anche nel loro piccolo. condizioni di sottomissione e stanno dando vita a una rivoluzione che sta coinvolgendo anche gli uomini; un fatto importante.

Si tratta di una battaglia che ci coinvolge tutti, fare nostro lo slogan che muove milioni di donne iraniane

”Donna, vita e libertà”   
è un dovere per noi, che da questa parte del pianeta abbiamo, con fatica e non per sempre, costruito diritti da condividere con chi è oppresso dalle dittature.

Al via il processo per violenza sessuale a carico del Dr. Miniello

FERMICONLEMANI fra le associazioni che chiedono di costituirsi parte civile al fianco delle vittime

Giovedì 19 gennaio, innanzi al GUP presso il Tribunale di Bari dott. Ferraro, si è celebrata la prima udienza preliminare del processo pendente a carico del ginecologo barese Giovanni Miniello, chiamato a rispondere di plurimi episodi di violenza sessuale, tentata e consumata, ai danni di sue pazienti.

Molte vittime hanno formalizzato la costituzione di parte civile; analoga iniziativa è stata assunta da diversi centri e associazioni antiviolenza tra cui FERMICONLEMANI a mezzo del procuratore speciale avv.ta Daniela Corrado del foro di Bari, designata dalla Presidente dell’ente avv.ta Tiziana Cecere.

L’ammissione di tali costituzioni sarà discussa e decisa in seno alla prossima udienza, fissata per il giorno 16 febbraio 2023.

Presidentessa di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: “per noi è fondamentale agire all’interno del procedimento penale nella veste di accusatori privati affiancando le donne offese, perché la violenza è un reato che lede l’intera comunità.

Molto importante è sottolineare che la legittimazione attiva a costituirsi parte civile nei processi per crimini violenti della nostra associazione è stata riconosciuta già da diversi organi giudicanti in svariati altri processi, grazie alla corposa attività dell’associazione, documentata in atti al momento della costituzione, forte di anni di presenza sul territorio contro le discriminazioni e contro la violenza in ogni sua manifestazione, che si è consolidata anche grazie al lavoro sinergico con istituzioni e con altre associazioni, attraverso una rete sul territorio di sportelli di ascolto, assistenza legale-informativa e percorsi di prevenzione; un lavoro fatto di impegno e risorse proprie. 

L’associazione Fermiconlemani, nonostante non riceva fondi pubblici, è sempre in prima linea al fianco delle vittime di violenza, sostenendole e offrendo loro assistenza legale, psicologica e  di empowerment personale”.

Martina Scialdone, la trentacinquenne avvocata uccisa a colpi di pistola dal suo ex compagno

Le riflessioni in chiave criminologica della nostra presidentessa, Avv.ta Tiziana Cecere e del Prof. Pierfrancesco Impedovo.

Si chiamava Martina Scialdone di soli 35 anni, l’avvocata romana con studio ai Parioli, esperta di diritto di famiglia che, ironia della sorte, si occupava con passione anche di violenza sulle donne, uccisa dal suo ex compagno, Costantino Bonaiuti, davanti ad un ristorante in zona Tuscolano. 

La donna è morta poco dopo i soccorsi, giunti tempestivamente sul posto e allertati attraverso il 112. L’uomo, un 61enne, è fuggito subito dopo, ma poi è stato raggiunto dalle volanti della polizia e arrestato a Fidene, nel quadrante della periferia nord della capitale. Aveva un porto d’armi per uso sportivo.

Un testimone riferisce: «L’ha ammazzata sotto i miei occhi. Litigavano, nessuno è intervenuto».

Il 2023 è appena iniziato ed ecco balzare alle cronache il primo efferato femmincidio.

Lo abbiamo detto più volte in queste pagine, che la violenza di genere non è imputabile solo ed esclusivamente al “mostro” di turno, ma è da ricercare in radici più profonde di quanto si può immaginare.

Quando parliamo di femminicidio, quindi, evidenziamo un problema che trova le sue radici nella morfologia, ancora di matrice patriarcale, della nostra società post-moderna; in questo humus la donna è posta in una condizione di inferiorità in determinate relazioni sociali, familiari e lavorative che fa sentire gli uomini, primi tra tutti quelli che con lei condividono relazioni più vincolanti, nel diritto di discriminarla, maltrattarla, violarla ed in fine assassinarla.

L’atto violento che ha come epilogo la morte, è solo la punta di un iceberg, dove la parte più imponente del fenomeno rimane nascosto, mal documentata dai media e dalle statistiche.

Fa orrore, ed è giusto che così sia, ascoltare dai TG che una donna è stata uccisa dal marito o ex compagno, ma troppo spesso non riusciamo a comprendere quante altre donne, in silenzio, nell’ombra, lontano dalla vista, soffrono e subiscono violenze siano esse di natura fisica che di natura psicologica. Ma ancor più spesso, quel “lontano dalla vista” diventa una volontà omissiva di non voler vedere quello che succede, ritenendo che il fatto ricada nell’ambito di una dimensione privata, di un aspetto familiare, dove noi pensiamo di non dover mettere bocca, inconsapevoli che praticamente diventiamo complici di quella fenomenologia violenta.

Per questo non basta, se pur già tanto, il semplice parlarne, ma l’impegno per una sana società democratica, e per ogni singolo individuo della società, dovrebbe essere quello di adoperarsi materialmente, affinché certi fenomeni che vediamo, ma non vogliamo vedere, non restino chiusi tra le mura dell’abitazione della malcapitata, ma vengano portati alla luce dando il proprio contributo materiale.

Cruciale è dunque in questo contesto il ruolo di realtà istituzionali e sociali come FERMICONLEMANI, una rete di “attori” impegnata quotidianamente nelle attività di ascolto, sostegno, prevenzione, formazione, informazione e sensibilizzazione della collettività contro ogni forma di violenza e discriminazione.

Sul piano soggettivo, Il femminicidio, giova ricordarlo, è un omicidio che affonda le proprie radici in un terreno affettivo ed emotivo arido, scarsamente empatico, dove le persone sono ridotte a cose da usare e possedere.

Chi arriva a commettere un femminicidio è tendenzialmente incapace di accettare ed elaborare l’abbandono.

Spesso il femminicidio è l’epilogo di un altro reato troppe volte sottovalutato: lo stalking.

In un mondo emotivo narcisista ed infantile, l’altro viene percepito come uno strumento per soddisfare i propri bisogni.

Il bambino appena nato, vede nella madre un mezzo per sopravvivere e solo in seguito si affeziona a lei, riconoscendola come oggetto d’amore.

Dalle dinamiche del rapporto madre/figlio, oltre all’amore, emergono sentimenti distruttivi quali: la gelosia, il possesso e l’invidia.

Tali pulsioni emozionali se non vengono comprese ed elaborate correttamente dall’apparato psichico, danno vita a dinamiche comportamentali distruttive che generano risentimento, frustrazione, rabbia e odio, esattamente ciò che muove i comportamenti dello stalker nel compimento delle sue condotte.

Il femminicidio, dunque, spesso nasce da una profonda distorsione affettiva, emotiva comunicativa, improntata alla violenza, agita in un contesto disturbato, dove le fragilità: cognitive, emotive, affettive e sociali, dei soggetti in gioco, prendono il sopravvento.

In tale contesto, affettivamente deprivato e deprivante, per mantenere il controllo sulla persona viene agita ogni genere di violenza psicologica e fisica per garantire il mantenimento dello status quo. Per indebolire la volontà altrui vengono instillati, giorno dopo giorno, giudizi limitanti, critiche più o meno velate per ledere il senso di sicurezza, sino a generare profondi sensi di inadeguatezza, vergogna e colpa. Chi maltratta sminuisce sistematicamente l’altro, umiliandolo e annullandone anche la più banale libera manifestazione di sé.

Chi ama non ti sottomette. Chi ama ti migliora.

L’amore è bellezza, l’amore è cura, l’amore è volere il bene incondizionato dell’altro anche quando si allontana. 

Amore è soprattutto amarsi e non lasciarsi ridurre a cosa tra le cose.

Il team di Fermiconlemani si unisce al cordoglio della famiglia e della comunità forense romana.

LA NOSTRA “COMUNITÀ GENTLE” SI PRESENTA

Ci parla di sé la nostra neo socia Ottavia Ditroia

Mi chiamo Ottavia Ditroia e sono una Personal Shopper e Personal Stylist con sede a Bari, ma opero in tutta Italia e all’estero.

Ho un diploma di Liceo Scientifico e una Laurea in Scienze dell’Educazione con indirizzo sociologico. Titolo della mia tesi di laurea: Donne, creatività e organizzazioni.

Ho lavorato per 13 anni in una multinazionale americana nel settore dei sevizi interinali per il Lavoro, occupandomi di gestione, selezione e amministrazione del personale e dei clienti italiani ed esteri.

Da quasi 10 anni svolgo la mia attività di Consulenza d’immagine e Personal Shopping trasformando, di fatto, la mia innata passione per la moda e lo stile in una professione.

Il mio lavoro mi porta a conoscere persone molto diverse e ad intraprendere con loro un percorso che ci porterà ad una maggiore consapevolezza del sé attraverso la cura dell’immagine.

I miei servizi sono personalizzati e comprendono:

  1. ANALISI DI ARMOCROMIA, per scoprire, attraverso un’indagine di carattere scientifico, la potenza, la forza e l’impatto che i colori hanno su ognuno di noi ed in particolare sul nostro viso
  2. ANALISI BODY SHAPE, per scoprire quali sono le forme del nostro corpo per poi essere in grado di scegliere in maniera più efficace i nostri vestiti
  3. ANALISI FACIAL SHAPE, per scoprire quali sono le forme del nostro viso per poi essere in grado di scegliere in maniera più efficace il miglior taglio di capelli oppure la montatura degli occhiali più adatta al nostro viso….
  4. STUDIO E RIORGANIZZAZIONE DELL’ARMADIO, che diventa così per ordinato ed efficiente evitando lo stress degli abbinamenti mattutini
  5. SHOPPING MIRATO, ossia uno shopping non compulsivo per l’acquisto di capi che si adattano a noi e al nostro stile di vita, senza spendere un centesimo in più…
  6. CREAZIONE OUTFITS con capi che abbiamo già nel nostro armadio per ottimizzare e valorizzare ogni singolo capo evitando di spendere inutilmente
  7. CONSULENZE CONTINUE PER EVENTI ED OCCASIONI SPECIALI

Ho scelto di aderire all’associazione Fermiconlemani perché la nostra immagine comunica ciò che siamo senza parlare e sono convinta che ognuno abbia il diritto di poter comunicare la giusta versione di sé senza fraintendimenti.

Questo, però, è un percorso che si impara a tracciare con le giuste linee guida così che, giunti al termine di questo bellissimo ed emozionante itinerario, tutti possano essere in grado di comunicare fermezza, consapevolezza, sicurezza in sé stessi e forza.

Questo è il supporto che mi piacerebbe dare alle donne che si rivolgono a questa associazione.

Ottavia

ALLA SCOPERTA DELLA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA VERBALE E NON VERBALE

Workshop Esperienziale

Tradotto dall’inglese-La Comunicazione Nonviolenta è un approccio alla comunicazione basato sui principi della nonviolenza.

Non è una tecnica per porre fine ai disaccordi, ma piuttosto un metodo progettato per aumentare l’empatia e migliorare la qualità della vita di coloro che utilizzano il metodo e delle persone che li circondano

Quali sono i 4 pilastri della comunicazione non violenta?

E’ un processo di comunicazione  verbale e non verbale formato in quattro linee guida principali: l’Osservazione dei fatti, Sentimenti, Bisogni e Richieste che aiuta a sentire ciò che è vivo in noi e nell’altro e a fare chiarezza.

Marshal Rosenberg ha sviluppato nel 1960 un processo di Comunicazione per trovare maggiore autenticità nella comunicazione, una maggiore comprensione, connessioni più profonde e risoluzione dei conflitti.

Secondo Marshall Rosenberg il linguaggio e il modo in cui usiamo le parole hanno un ruolo cruciale nel riuscire a rimanere collegati empaticamente a noi stessi e agli altri.

La Comunicazione Nonviolenta si basa su tre aspetti:

  • Auto-empatia, l’ascolto di se stessi
  • Empatia, ascolto dell’altro
  • Auto-espressione onesta, esprimere autenticamente il proprio sentire e bisogni

Per Comunicazione Non Verbale (CNV) ci si riferisce a quell’aspetto della comunicazione umana che trascende le semplici parole, come ad esempio la nostra gestualità, le espressioni facciali o i movimenti del nostro corpo nello spazio.

Secondo moltissimi studi, inoltre, il canale non verbale ha un’influenza maggiore sul nostro interlocutore rispetto alle parole, inviando inconsapevolmente continui segnali e veicolando anche messaggi che la nostra voce spesso tende a nascondere.

Gli esperti comunicatori, infatti, studiano la comunicazione non verbale con l’obiettivo di comprendere il “non detto”, le incongruenze nelle frasi, bugie volontarie o involontarie, omissioni e molto altro.

Ogniqualvolta ci si approcci a una vittima di violenza, ad esempio, è fondamentale saper giostrarsi in questo campo, poiché la verità viene a volte sottaciuta, per paura del giudizio o di ripercussioni future.

È quindi caldamente consigliato a tutti coloro che lavorano a contatto con persone in difficoltà o a chiunque desideri utilizzarla nella propria vita personale come un utilissimo strumento di comprensione del prossimo.