Blog

Pillole di dress code… COSA INDOSSARE  IN UFFICIO IN PRIMAVERA (QUASI ESTATE 😜)

a cura della nostra socia Ottavia Ditroia, esperta d’immagine e personal shopper

Se anche voi avete dei dubbi e la mattina vi svegliate senza avere idea di cosa indossare, allora è bene continuare a leggere, perché ho dei consigli utili che potrebbero esservi d’aiuto.

Certo, non tutti gli uffici sono uguali, sia a livello strutturale che di dress code.

Ci sono quelli più casual e informali e quelli in cui è richiesto un abbigliamento più smart e ufficiale, ma i suggerimenti che seguono cercheranno di essere abbastanza universali.

  1.  Evitate di indossare calzature che lasciano troppo scoperto il piede. Lo so, fa caldo, ma non è propriamente chic mostrare tutto il piede quasi nudo in un ufficio, qualsiasi sia il livello di informalità che vige. Sarebbe meglio preferire un paio di mules alle infradito, oppure un bel paio di sneakers in tela leggera ai sandali con fascette sottili, oppure un paio di sling back anche flat ad un sandalo molto scollato. Per rendere più leggera alla vista una calzatura chiusa, sceglietela in nude, beige o nel colore che più si avvicina a quello della vostra pelle. In questo modo otterrete anche un effetto allungante della figura, che non guasta mai!
  2. È necessario evitare i pantaloncini e i vestitini troppo corti. Ci sono delle soluzioni migliori che permettono di affrontare al meglio gli sbalzi di temperatura durante la giornata, come indossare tessuti leggeri come il lino o il cotone ed evitare come la peste i tessuti sintetici, sia per motivi di ecosostenibilità sia perché non sono traspiranti;
  3. Se nel vostro ufficio c’è aria condizionata a tutto gas, non dimenticate di portare con voi un cardigan in cotone o uno scialle colorato in lino, seta o cotone che vi aiuterà a non ammalarvi e, in più, vi donerà anche un tocco di colore che in estate è l’ideale, anche in ambienti di lavoro molto formali;
  4. Anche le scollature profonde non sono proprio l’ideale in qualsiasi tipo di ufficio. Piuttosto, preferite canotte da indossare come sotto giacca, entrambi di tessuti leggeri e traspiranti;
  5. Se vi sembra che il vostro outfit sia troppo serio o noioso, aiutatevi con bijou colorati ma sempre senza esagerare;
  6. Non eccedete MAI col trucco o con acconciature troppo elaborate. Ricordate sempre: less is more!

Ottavia Ditroia

Edipo non è Caino

Riflessioni sui possibili scenari di incostituzionalità del Codice Rosso del nostro socio Pierfrancesco Impedovo, processual-penalista e criminologo.

La particolare vicenda processuale di Alex Pompa, il 22enne che il 30 aprile 2020 a Collegno (Torino) uccise a coltellate il padre nel corso dell’ennesima lite di quest’ultimo con la madre, potrebbe innescare un cambiamento nel trattamento sanzionatorio previsto dal “codice rosso” in alcune circostanze specifiche; vediamo quali.

In primo grado Alex era stato assolto perché «il fatto non costituisce reato», agì per legittima difesa. Secondo i giudici aveva dovuto scegliere «se vivere o morire».

In appello il pg Alessandro Aghemo ha ribadito la richiesta che già la pubblica accusa aveva formulato in primo grado: condanna a 14 anni di reclusione, sottolineando che si tratta del minimo possibile. 

Dopo una lunga camera di consiglio, la Corte d’Appello ha di fatto ribaltato il verdetto di primo grado, emanato un’ordinanza (e non una sentenza), dalla quale si ricava il convincimento che non si sia trattato di legittima difesa e nemmeno di eccesso colposo, ma che in ordine alla quantificazione della pena apre una “breccia” nel Codice Rosso di portata potenzialmente ampia.

La Corte, «visti gli articoli 134 della Costituzione, 23 e seguenti della legge 87 del 1953, dichiara rilevante e non manifestamente infondata, in relazione agli articoli 3 e 27 comma 1 e 3 della Costituzione, la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 577 comma 3 del codice penale nella parte in cui impedisce il giudizio di prevalenza ai sensi dell’articolo 69 codice penale delle circostanze attenuanti generiche e della circostanza attenuante della provocazione rispetto alla circostanza aggravante prevista per il delitto di omicidio volontario in relazione al fatto commesso contro l’ascendente dall’articolo 577 comma 1 numero 1 del codice penale. Sospende il giudizio fino all’esito del giudizio incidentale di legittimità costituzionale. L’udienza è tolta».

I giudici della Corte hanno dunque sollevato una questione di legittimità della norma, introdotta dal cosiddetto ”Codice Rosso”, che in questi casi (omicidio aggravato dal vincolo di parentela) vieta di poter dichiarare la prevalenza di alcune attenuanti e quindi di poter applicare uno sconto di pena. 

È stata la difesa a chiedere che venisse sollevata la questione. Ovviamente la richiesta era in subordine rispetto a quella di conferma della sentenza di assoluzione di primo grado.

Tecnicamente, la riforma del 2019, il Codice Rosso, non solo ha inasprito le pene per gli autori di reati commessi in contesti familiari, ma ha altresì inserito nel codice penale una norma che impedisce di considerare prevalenti talune attenuanti sull’aggravante del vincolo di parentela, per evitare l’applicazione di pene poco severe nei casi di violenza endofamiliare. 

La Corte ha dunque escluso la legittima difesa, manifestando l’intenzione di voler riformare così la decisione del primo grado e accogliendo la tesi dell’accusa; tuttavia ha riconosciuto che Alex, a causa del gravissimo contesto familiare in cui ha vissuto per anni con un padre violento, meritasse le attenuanti generiche e quella della provocazione.

Ogni attenuante dovrebbe fornire la possibilità di ridurre la pena di un terzo. Però in questo caso, in virtù della riforma del 2019, esse possono essere riconosciute solo come equivalenti, e non come prevalenti, alle aggravanti. 

Questa situazione, ad avviso della difesa, genera una disparità di trattamento perché Alex verrebbe condannato alla stessa pena di uno che non merita le attenuanti. La Corte ha dunque accolto questa lettura della norma e ha investito la Consulta della questione.

Anche il pubblico ministero si è detto favorevole a sollevare il dubbio. Comunque aveva chiesto 14 anni, la pena minima possibile per un omicidio volontario, considerata altresì la semi infermità mentale del ragazzo accertata da una perizia psichiatrica. 

La Corte, in sintesi, ha sospeso la Camera di Consiglio, escludendo la legittima difesa, quindi ritenendo di dover condannare Alex. Però, ai fini della quantificazione della pena, ha rimesso gli atti ai giudici costituzionali.

I possibili due scenari: qualora la Consulta ritenesse incostituzionale quella parte della norma, per Alex le attenuanti sarebbero riconosciute prevalenti sulle aggravanti e quindi potrebbe essere condannato a 7 o 8 anni di reclusione. 

Se invece rigettasse la questione di incostituzionalità verrebbe condannato a 14 anni di carcere. 

Quanto fin qui esposto, lungi dal voler essere una disanima sulla vicenda umana e processuale di Alex (su cui non è nostra intenzione esprimere alcun giudizio, né etico, né tantomeno giuridico), rappresenta una doverosa riflessione sulle potenziali modificazioni del Codice Rosso; norma che per un’associazione come Fermiconlemani, da sempre impegnata nella prevenzione e nel contrasto ad ogni forma di violenza, rappresenta (pur con le debite riserve) una risposta efficace sul piano repressivo a molte fattispecie incidenti sui fenomeni di violenza domestica e di genere.

Pierfrancesco Impedovo

Fermiconlemani promuove riflessioni e consapevolezze con “Autori a Palazzo”

Coinvolgente presentazione del libro “Un passato perfetto” presso il museo civico di Putignano.

Il quinto incontro della rassegna antropocentrica Autori a Palazzo organizzata dall’Associazione Fermiconlemani in collaborazione con il comune di Putignano, ha confermato il suo  interesse sociologico dando spazio all’interessante prospettiva dell’autore Andrea Quintili che, domenica 23 aprile ha presentato il suo libro “Un passato perfetto” Edizioni Dal Sud, vincitore del premio letterario Rotary club Bormio Contea nel 2019 e menzionato nel Premio Fortuna 2022 a Bari. 

Il suo romanzo è da subito incalzante e mediante l’incastro improbabile delle storie di quattro ragazzi, esplora e racconta quel bisogno di resilienza che diviene urgenza dinanzi ad un passato sporcato da mancanze importanti, conflitti e disconferme familiari.

Ogni personaggio attraverso risorse diverse, creative e intimamente rappresentative del proprio sé, cercherà di dare una luce nuova e migliore al proprio vissuto, accarezzando il proprio dolore fino a ridimensionarlo.

La chiave di lettura che l’autore vuole trasmettere è la ricchezza della condivisione, che attraverso la consapevolezza promuove un sereno cambiamento.

Le riflessioni suggerite invitano a dar nuovo valore al tempo ed al “qui ed ora”, attraverso l’accettazione di sé che asciugherà vecchi  rimpianti e rimorsi.
“Un passato perfetto” è un testo con riferimenti e temi sociali come la manipolazione, la violenza sessuale e le dinamiche tipiche di atteggiamenti antisociali e sposa l’esigenza dell’associazione “Fermiconlemani” di informare e contrastare ogni fenomeno di abusi e brutalità.

Hanno partecipato all’incontro il Prof. Pierfrancesco Impedovo che si è occupato della parte introduttiva e conclusiva della presentazione del libro e la Dott.ssa Giovanna Nonnato che ha moderato il dialogo con l’autore, in chiave psicologica.

Moltissime le interazioni e le considerazioni arrivate dal pubblico sensibile della scuola media inferiore “De Gasperi” di Putignano, armonicamente  coadiuvate dal prezioso  intervento della Prof.ssa Mariana Buttiglione che ha contribuito alla comprensione del tema attraverso riflessioni personali e collettive a tutto tondo, che hanno spaziato ed incluso ogni punto di vista.

Giovanna Nonnato.

L’autostima passa anche attraverso il prendersi cura della propria immagine

Parola di Ottavia Ditroia, la nostra socia esperta in consulenza d’immagine e personal shopping che ci svela cosa non deve assolutamente mancare nel guardaroba femminile.

Lo ripeto ogni volta a costo di diventare noiosa: quando si parla di moda e di stile, non ci sono mai regole uguali per tutti perché ognuno di noi è differente e conduce la propria vita in modo diverso.

 

La moda rispecchia lo stile di vita e la personalità di ogni individuo, anzi è proprio uno dei modi con cui ognuno di noi comunica la propria personalità,

perciò non leggerete qui di seguito un elenco asettico di capi da avere necessariamente nell’armadio, ma semplicemente vi darò il consiglio che do a tutte le mie clienti: in base a come si gestisce la vita quotidiana e in base alla propria personalità, bisogna cercare di avere nell’armadio i capi basici, pronti e utili per qualsiasi evenienza. 

Ve le ricordate le proporzioni? Ne abbiamo parlato tante volte: 80% di capi basici e 20% di capi fashion. Ecco, un armadio perfetto deve contenere capi in queste proporzioni.

I basics, in quanto tali, cercano di essere perfetti per la maggior parte dei guardaroba, ma anche qui: ognuno di noi ha i propri basics in base anche ai propri colori e alla forma del corpo.

Diciamo, quindi, che in linea generale, i basici dell’estate sono:

  1. BLAZER IN LINO NERO CON E SENZA MANICHE
  2. BLAZER IN LINO BIANCO CON E SENZA MANICHE
  3. TOP LINGERIE BIANCO
  4. TOP LINGERIE NERO
  5. TOP LINGERIE FANTASIA
  6. TOP CON SCOLLATURA PARTICOLARE: MONOSPALLA, SCOLLA A BARCA, SCOLLO HALTER….
  7. CANOTTA BIANCA
  8. CANOTTA NERA
  9. T-SHIRT BIANCA SCOLLO A V O TONDO
  10. CARDIGAN TONI NEUTRI IN COTONE O IN TESSUTI LEGGERI
  11. MAGLIONCINO IN COTONE DALLE TONALITÀ BRILLANTI
  12. CAMICIA BIANCA MANICHE LUNGHE IN LINO
  13. PANTALONI IN LINO DAI TONI NEUTRI, DAL TAGLIO PIÙ CONFACENTE ALLA FORMA DEL CORPO, MA MAI TROPPO ADERENTI
  14. PANTALONI IN COTONE NERI O IN TONALITÀ SCURE, MODELLO MORBIDO CON PINCES O A SIGARETTA
  15. BERMUDA IN COTONE O IN LINO IN TONALITÀ BRILLANTI
  16. MINIGONNA O GONNA AL GINOCCHIO IN DENIM
  17. MAXI-DRESS A PORTAFOGLIO FANTASIA MICRO-FIORATA O TINTA UNITA
  18. TUBINO NERO O BIANCO
  19. MAXI-GONNA GITANA
  20. 5/6 COSTUMI DA BAGNO
  21. 5/6 COPRI-COSTUME ABBINATI AL COSTUME 
  22. BORSA CAPIENTE IN PAGLIA PER IL MARE O LA PISCINA
  23. PANTALONI PALAZZO CON MICRO FANTASIE
  24. SANDALO NUDE CON E SENZA TACCO
  25. SANDALO NERO CON E SENZA TACCO
  26. SNEAKERS BIANCHE
  27. SANDALI GIOIELLO
  28. SANDALI INFRADITO PER LA PISCINA O IL MARE
  29. BORSA STRUTTURATA NERA E BIANCA
  30. POCHETTE DA SERA
  31. FOULARD DAI TONI BRILLANTI
  32. ACCESSORI VARI: CINTURE E BIJOUX O GIOIELLI PICCOLI E RAFFINATI, MAI TROPPO VISTOSI

Forse non sarà perfetto proprio per tutte, ma ricordate sempre che a questi capi e accessori basici e imprescindibili, dobbiamo aggiungere un tocco di brio con capi e accessori fashion, sempre però solo il 20%.

Ottavia Ditroia

“Pro-fessione” d’amore…

Una riflessione etica del nostro socio Prof. Michele Colasuonno, teologo e psicologo.

Dott.ssa Barbara Capovani – Pisa 2023

Dott.ssa Paola Labriola – Bari 2021

Cosa hanno in comune questi due nomi, entrambe uccise sul lavoro, entrambe psichiatre, entrambe uccise da pazienti.

Ripercorrere gli avvenimenti mi sembra una ripetizione, tanti gli articoli anche in rete che li descrivono dei dettagli.

Scrivere delle patologie dei due una ripetizione anche questa, cercare di cosa si tratta per quel che i manuali dicono, sono tanti i siti che li descrivono.

Scrivere di tutto quello che andrebbe cambiato per far funzionare le cose e della tanta burocrazia che non permette di lavorare come si dovrebbe, mi sembra inutile e non questo il posto giusto.

E allora ho pensato di riflettere su tre termini:
Amore (carità);
Rischio;
Passione.

amore, non solo amore per il lavoro, amore per il sapere, o una semplice “philia” generalizzata, ma amore inteso come carità, amore profondo, che muove ogni cellula di chi decide di mettere tutto se stesso al servizio di un certo tipo di persone, quelle che il dott. Andrioli definisce persone di vetro, persone che hanno bisogno di tanto amore, persone che per quanto la burocrazia ce lo imponga, non possono essere semplicemente incasellate in aride classificazioni per i sintomi clinici che manifestano. Persone che ogni volta decidono di sedersi su una poltrona di uno psichiatra o di uno psicologo, portano ogni loro paura, timore, angoscia, valore, idea, pensiero; ogni loro parte la mettono a nudo, e forse per la prima volta si sentono veramente ascoltati fino in fondo, vengono e ci aprono l’anima, ed è per questo che c’è bisogno di tanto amore, amore che supera ogni giudizio, amore che chiunque fa un lavoro del genere deve portare, provare e muovere in ogni istante.

Rischio, si, se è vero che in un lavoro del genere c’è bisogno di tanto amore, bisogna mettere in conto un pizzico di rischio, rischiare in una valutazione, rischio che quella persona di vetro sia troppo fragile e andando in frantumi ti colpisca con una scheggia di vetro. Rischio che metti in conto, rischio che accetti, e che possa oscurare la luce della passione per quello che si fa.

passione per un lavoro che ogni giorno si rivela nuovo e pieno di sfide: passione per le persone, passione per l’inoltrarsi nelle stanze più nascoste dell’anima, stanze che a volte neanche la persona stessa conoscere; passione per portare nel buio di quelle stanze una piccola luce.

Sì, per lavorare con le persone di vetro c’è bisogno di amore, rischio e passione ed anche se ciò che è accaduto non è giusto, non ha senso e non può avere una giustificazione, stare accanto alle”persone di vetro” è quello che tanti professionisti fanno ogni giorno, forse anche per far continuare a vivere nella memoria e nei cuori di tutti noi coloro che non ci sono più per amore della propria missione.

Michele Colasuonno

La nostra “Comunità gentile” si presenta…

Valeria Ariodante, neo socia, ci racconta di sé e del perché ha scelto di unirsi alla nostra comunità

Mi chiamo Valeria Ariodante e mi occupo di famiglie e minori come avvocata e mediatrice familiare.

Mi sono laureata in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bari nel 1999 discutendo una tesi in diritto processuale penale “la mancata citazione della persona offesa dal reato nel processo penale”, affrontando il difficile tema del ruolo delle vittime nel processo penale e della importanza della loro presenza effettiva.

Nel 2003 mi sono iscritta all’Albo degli Avvocati di Bari e da allora esercito la professione forense in assoluta autonomia occupandomi di famiglia e di minori a tutto tondo.

Nello stesso anno ho conseguito la specializzazione in “Diritto Minorile” presso l’Università degli Studi di Bari frequentando il “Corso di alta formazione permanente e ricorrente in diritto minorile” discutendo la tesi in diritto processuale penale “la messa alla prova del minore”, occupandomi di una delle risorse più belle del processo minorile: un percorso di recupero di un minore in difficoltà, la possibilità di cambiare vita con l’aiuto del prossimo.

Da sempre appassionata di formazione, ho partecipato e organizzato diversi eventi in materia di famiglia e minori sia nell’ambito civile che penale.
Ho tenuto delle lezioni anche nelle scuole in materia di bullismo, cyberbullismo e diritti e doveri dei minori e delle famiglie.

Continuo a farlo tutt’oggi all’interno dei progetti di alternanza scuola-lavoro nei licei occupandomi di diritto di famiglia e minorile.

Quello che dico loro è di “non avere mai paura di chiedere aiuto e di aiutare”.

In particolare mi sono dedicata ai minori e alla donne vittime di violenza in ambito familiare con particolare attenzione alla violenza assistita ed alla vittimizzazione secondaria di donne e minori.

Nel 2018 sono stata componente del Comitato delle Pari Opportunità presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari.

Dal 2019 sono Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bari ancora in carica.

Su delega del Presidente, nel 2022 ho organizzato un corso di formazione per il curatore speciale del minore, formando numerosi colleghi per questo ruolo che la riforma del processo delle famiglie ha riconosciuto come fondamentale per la tutela del minore in tutte le procedure che lo riguardano, sancendo il suo diritto ad un rappresentante ed alla difesa anche contro i suoi stessi genitori ove questi risultino inadeguati.

Nel 2021 ho conseguito il titolo di mediatrice familiare di II livello operante nell’abito delle prerogative di cui alla legge n. 4 del 2013, nonché del codice di condotta del mediatore familiare nel rispetto della deontologia professionale della categoria e della norma tecnica UNI 11644/2016.

La scelta di condividere il progetto di Fermiconlemani nasce dalla volontà di aiutare le vittime da reati a risollevarsi, a credere in un futuro migliore, a pensare che esiste un modo diverso di vivere la propria vita, un modo che non contempli la violenza, ma l’amore e la solidarietà. Donne e uomini che se non possono cambiare il mondo, possono però aiutare quante più persone possibili a ritrovare il sorriso.

Valeria Ariodante

FERMICONLEMANI ANCORA PARTE CIVILE IN UN PROCESSO PER MALTRATTAMENTI

Oggi, avanti al GUP del Tribunale di Bari, si è celebrata la prima udienza preliminare dell’ennesimo processo a carico di un soggetto maltrattante.

L’uomo è accusato di aver, per oltre due anni, perseguitato due membri della sua famiglia costituitisi parte civile per il tramite dall’Avv. Vincenzo Rubino.

L’associazione Fermiconlemani, patrocinata dal procuratore speciale –l’avvocata e socia Francesca Lombardi-, ha avanzato a sua volta istanza di costituzione di parte civile a supporto delle vittime vessate da reiterate aggressioni fisiche e violenze psicologiche.

<<Grazie alla professionalità, competenza e dedizione di tutta l’equipe legale della mia associazione che ringrazio – tiene a sottolineare la presidentessa di Fermiconlemani l’avv.ta TizianaCecere -, continuiamo a stare al fianco di tutte le vittime di violenza, dando il nostro contributo affinché riconquistino pienamente ciò che è stato loro tolto, moralmente, psicologicamente e legalmente. Questa nuova iniziativa processuale, che arriva dopo numerose altre già ammesse, può considerarsi un ulteriore tassello nell’esperienza della nostra associazione, a costante valorizzazione del lavoro di prevenzione e contrasto ad ogni forma di violenza svolto quotidianamente sul campo, attraverso attività d’informazione, ascolto, assistenza legale, contatto con i servizi territoriali e dunque attraverso la creazione di una rete di concreto sostegno alle vittime. Riconoscere ad associazioni antiviolenza come la nostra la legittimazione a stare in giudizio quale parte danneggiata dai reati contestati al maltrattante, è una conquista di altissimo valore civico al fine di ribadire che la violenza, perpetrata in qualsiasi forma o contesto, ha una ricaduta oltre che nella sfera individuale delle vittime, anche in quella collettiva, in un’ottica di responsabilità dell’intera società>>.

Quando i bambini giocano ad uccidere

L’analisi criminologica del nostro socio fondatore Dott. Marco Magliozzi sull’agghiacciate assassinio di una dodicenne in Germania ad opera di due coetanee

Domenica scorsa, il 12 marzo, i cittadini di Freudenberg (Germania) si sono svegliati accolti da una notizia sconvolgente: è stato ritrovato il corpo senza vita e martoriato di una ragazzina di 12 anni all’interno di un bosco.

Luise – questo è il nome della giovane vittima – sarebbe stata accoltellata numerose volte da due sue coetanee, le quali avrebbero subito confessato il delitto.

In un Paese come quello tedesco, che si sforza di apparire come un popolo il più possibile integerrimo e rispettoso della legge, questo accadimento lascia davvero interdetti.

Lo stesso vicequestore, Juergen Sues, afferma: “Dopo oltre 40 anni di servizio, questo caso mi lascia senza parole”.

Ciò che lascia tutti esterrefatti sono, senza dubbio, sia la giovane età delle ragazzine accusate sia il modus operandi: un over killing sul corpo della vittima, martoriata da innumerevoli pugnalate.

Il movente sembra essere la vendetta, un modo per regolare i conti dopo che Luise avrebbe preso in giro una delle ragazzine incriminate.

Cosa succederà ora alle giovani assassine?

Secondo la giurisdizione tedesca, i crimini compiuti dai cittadini al di sotto dei 14 anni non ricadono sotto responsabilità penale.

Le autorità competenti saranno invece gli uffici di assistenza ai giovani, che molto probabilmente ordineranno misure riabilitative-educative.

Cosa ci insegna questa vicenda?

Come Associazione attenta al benessere individuale e collettivo non possiamo ignorare una vicenda simile, anche se accaduta lontano dal nostro Paese.

Le dinamiche violente, che sempre più si diffondono tra i giovani, sono una problematica molto presente anche nel nostro territorio.

Regolare i conti con un’amica, a causa di una presa in giro subita, ricorrendo all’omicidio è un campanello d’allarme enorme, gigantesco, che ci fa comprendere quanto alcuni giovani adolescenti non posseggano ancora quella sensibilità di percepire il prossimo come un essere umano, ma si arrogano il diritto di poter decidere le sorti della sua vita, arrivando addirittura a strappargliela via.

Le radici di questo folle gesto andrebbero scovate nel contesto familiare, nella società di appartenenza, nell’ambiente scolastico:

nessun ragazzo nasce criminale ma ci diventa, a causa del tipo di educazione (non) ricevuta, magari di una mancata o difficile integrazione nel gruppo dei pari o di traumi/esperienze negative vissute ma mai elaborate.

Impossibile, dunque, non aver mai colto i segnali violenti di queste due ragazzine prima d’ora. Il lapsus, e la criminologia clinica ce lo insegna, non esiste. Dentro le menti di queste due giovani omicide già c’era il seme della violenza. Come è possibile che genitori, amici, famiglia, insegnanti, non se ne siano mai accorti?

L’importanza della prevenzione a scuola

Ecco perché, soprattutto oggigiorno, è più che mai necessario fare prevenzione e sensibilizzazione.

Viviamo in una società che ci propina giornalmente contenuti violenti, attraverso serie-tv, film, social, quasi a voler inviare il messaggio: la violenza è normale.

Non è così!

In adolescenti fragili, la cui identità (Io) ancora non è ben sviluppata, questa dinamica altro non fa che mettere radici e costruire, nel tempo, la pericolosa idea che i problemi possano essere risolti usando le maniere forti, addirittura ricorrendo all’omicidio.

E’ importantissimo, dunque, dar vita ad eventi, incontri, workshop, laboratori, che coinvolgano attivamente i giovani, i loro genitori, gli insegnanti, così da veicolare sani messaggi educativi, basati sul rispetto e l’amore reciproco.

“Fermiconlemani” cerca di far ciò ogni giorno, sperando di offrire anche un piccolo contributo e permettere ai giovani di vivere in un mondo migliore.

Dott. Marco Magliozzi, psicologo, psicoterapeuta, criminologo, Trainer in PNL bioetica

Il nostro progetto registrato “Cassetta Help” attivo anche in Emilia Romagna

Ravenna 10 maggio 2023

È innegabile che la pandemia e i suoi strascichi abbiano determinato una crescita esponenziale della fenomenologia violenta on line e off line.

Sono aumentati i reati di maltrattamento contro familiari o conviventi, gli episodi di violenza fisica, aggressione sessuale, diffamazione a mezzo social, anche tra i giovanissimi, in particolare le dinamiche di cybershaming, cyberbullismo, vessazione psicologia, mobbing coniugale, omicidio, uxoricidio e family murder aventi come target di elezione le donne.

La violenza on line e off line è un problema sociale e il ruolo delle associazioni anti violenza sul territorio è indispensabile per sensibilizzare, dare visibilità e accrescere nella società la consapevolezza che la violenza è un problema pubblico che danneggia il nostro sistema di valori, con particolare riguardo ai giovani, ai gruppi di pari e ai soggetti vulnerabili.

Informare si, ma soprattutto offrire strumenti concreti di prevenzione e aiuto: questa la ricetta!

Su questa scia la nostra associazione da anni vanta un progetto volto all’ascolto e al sostegno delle vittime di qualsiasi forma di violenza o discriminazione: “Cassetta Help”, una cassetta rossa dove chiunque sia vittima o spettatore di dinamiche violente o viva relazioni e situazioni malsane, patologiche e allarmanti altrimenti non facilmente intercettabili a causa della paura e della vergogna, possa lanciare una richiesta di aiuto o fare una segnalazione, anche in forma anonima.

Nella richiesta di aiuto è possibile indicare il proprio recapito per essere contattati da un volontario esperto o si può scegliere di rivolgersi direttamente allo sportello virtuale all’800 822 538 (il numero è in evidenza sulla targa posta accanto ad ogni cassetta), per ricevere supporto o prenotare un appuntamento presso i centri di ascolto posti sul territorio.

Al progetto hanno aderito il comune di Bari, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bari, e ancora i comuni di Casamassima, Putignano, Triggiano, Ruvo di Puglia, Sant’Antonio Abbate (Na) e Scorrano (Le); si aggiunge oggi Cesenatico, ridente località emiliana, grazie alla lungimirante sinergia fra l’amministrazione locale e l’associazione ravennate, partner di Fermiconlemani, Crisalide Odv presieduta dalla signora Antonella Valletta, instancabile eroina di grandi battaglie di prevenzione.

Per la collocazione della cassetta si è scelta via Aurelio Saffi, sede di alcuni uffici comunali; presenti alla cerimonia inaugurale la vice sindaca Lorena Fantozzi e la Dott.ssa Federica Petrelli psicologa responsabile del “Centro donna”, la delegazione di Fermiconlemani costituita dalla presidentessa Tiziana Cecere e dai soci Pierfrancesco Impedovo e Daniela Corrado, nonché la presidentessa di Crisalide Odv Antonella Valletta.

Presidente di Fermiconlemani Avv.ta Tiziana Cecere: <<Silenzio e indifferenza sono molto pericolosi e diventano alleati della violenza: come Associazione, insieme al supporto e alla collaborazione dell’associazione nostra partner Crisalide Odv, sentiamo il dovere morale di contribuire a smuovere le coscienze in favore di una cultura di parità di genere, della non violenza e della non sopraffazione. Desideriamo costruire ogni giorno un futuro che neghi la violenza in generale, soprattutto per i più giovani, non soltanto contro le donne ma contro ogni essere vivente; questa la nostra mission condensata nel nostro slogan da me coniato: “Tutto ciò che desideri è dall’altra parte della paura>>.

La nostra “Comunità gentile” si presenta…

Il profilo della nostra neo socia Patrizia Ciorciari

Mi chiamo Patrizia Ciorciari, professione avvocata penalista.

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza discutendo una tesi  in Diritto internazionale sulla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nel 1997  mi iscrivo all’albo iniziando così ad esercitare la professione forense in ambito civile.

Ma nel 2009 la svolta.

Da sempre sensibile alle tematiche delle discriminazioni e della violenza di genere, a seguito della emanazione della Legge sullo Stalking nel 2009, decido di lasciare l’ambito civilistico per dedicarmi a 360 gradi alla tutela e difesa delle vittime di reato in special modo delle donne e dei bambini vittime di violenza.

Dopo aver frequentato vari corsi sulle competenze trasversali inizio la mia collaborazione con i CAV di Bari nel fornire consulenza prima ed assistenza legale poi alla donne vittime di violenza in ambito familiare e non, nei processi, con particolare attenzione alla violenza assistita ed alla vittimizzazione secondaria ed istituzionale di cui spesso le donne ed i minori che assistono alle violenze sono vittima.

Nel 2017 per raggiungere sempre una maggiore professionalità a difesa delle donne e delle fasce deboli, ho conseguito il Master di Alta formazione “in Discriminazioni di genere “organizzato dalla Regione Puglia perché le violenze non sono solo quelle che si subiscono in ambiti familiari ma anche lavorativi.

Nel 2016 entro a far parte quale socio fondatore della associazione “Avvocati per i minori di Bari-Trani”, mettendo a disposizione la mia professionalità anche in ambito penale minorile nella difesa di minori e vittime di Bullismo e Body shaming.

Avendo provato sulla mia pelle il dolore di un figlio vittima di bullismo, ho concentrato le mie energie sulla educazione e prevenzione di questi fenomeni attivandomi non solo nelle aule di tribunale ma anche nel fare prevenzione nelle scuole.

Il mio motto quando vado nelle scuole è “Educare i ragazzi/e di oggi per non dover difendere gli uomini e le donne di domani”.

Nel 2018 sono diventata socio fondatore della associazione “Antopaninabella” nata a seguito della morte della giovanissima Antonella Diacono che si occupa di problematiche legate ai disagi giovanili.

Dal giugno 2022   sono coordinatrice dello sportello “Dalla loro Parte” ubicato presso il Tribunale di Bari istituito allo scopo di fornire in una sorta di TRIAGE una prima assistenza e consulenza legale a tutte quelle persone che   ritengono essere vittima di un reato. Si tratta di uno splendido progetto voluto e finanziato dalla Regione Puglia in collaborazione Il Consiglio dell’ordine degli avvocati di Bari per dare attuazione alla direttiva 29/2012 che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato. Senza dimenticare la mia passione per il diritto penale che mi vede comunque attiva nella difesa e tutela dei diritti.

La scelta di aderire alla associazione Fermiconlemani è stata una scelta ponderata e voluta allo scopo precipuo di aiutare le persone  che in un momento particolare della propria vita si trovino a dover affrontare delle difficoltà che le rendono particolarmente vulnerabili anche dal punto di vista legale.

Considero quindi questa mia scelta come un punto di arrivo ma nel contempo come un punto di partenza.

Un punto di arrivo del percorso sino ad ora svolto nella difesa delle donne vittime di violenza certa di poter dare il mio contributo nella lotta quotidiana a questo inarrestabile fenomeno.

Un punto di partenza perché pur sapendo di poter dare ho ancora tanto da ricevere e da imparare nel dare il mio contributo alla lotta contro ogni forma di violenza.

Patrizia Ciorciari