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“OGGI NON SO COSA INDOSSARE !!!!!” 4 MOTIVI PER CUI TI CAPITA SPESSO DI DIRLO E COME EVITARE CHE ACCADA IN FUTURO

La nostra Ottavia Ditroia, responsabile progetto “Benessere ed Empowerment”, personal shopper ed esperta di moda e tendenze, ti aiuterà a dirimere ogni dubbio sul giusto outfit.

Diciamo la verità: “Oggi non so cosa indossare” è una frase che ripetiamo ogni volta che dobbiamo vestirci, sia per occasioni particolari, eventi, riunioni in ufficio, meeting fuori città, ma ultimamente ci capita spesso di pronunciarla anche per gli outfit giornalieri, per uscire con le amiche, per andare a fare la spesa, per portare a spasso il cane!!!!!

Perché ci succede sempre più spesso?

Molte sono le risposte a questa domanda e potrebbero essere ricercate per esempio, nel continuo bombardamento di immagini di fashion blogger o sedicenti tali sui social e in genere attraverso i media, oppure perché la nostra vita si sta costellando sempre più di milioni di impegni e quello dell’outfit sta scendendo all’ultimo gradino delle nostre priorità, ma anche solo perché abbiamo cambiato taglia e non riusciamo più a riconoscerci, ecc…….

Niente panico, oggi la vostra Personal Shopper e Personal Stylist preferita verrà in vostro soccorso e vi chiarirà TUTTI i dubbi di stile spiegandovi come creare il giusto outfit per ogni occasione d’uso con il minimo sforzo.

Ma, per farlo, addentriamoci nei motivi per cui questo accade sempre più di frequente. Io ne ho selezionati 5, che ritengo siano i MACRO-MOTIVI ma, se volete, scrivetemi i vostri in particolare e sarò lieta di rispondervi.

Perché voi lo meritate. Ricordatelo sempre.

Eccoli:

L’IMPORTANZA DEI CAPI BASICI: molto spesso tutte le donne che non sanno cosa indossare non hanno capito l’importanza di avere nell’armadio dei capi basici di ottima qualità, che non passeranno mai di moda perché sono capi senza tempo che costituiscono le fondamenta portanti di ogni outfit per ogni occasione d’uso. Parlo, per l’autunno/inverno, di cappotti, di blazer, di giacche di pelle, di maglioncini in cachemire, di jeans di ottima qualità con taglio dritto, classico e senza strappi, di camicia bianca, di almeno un tailleur, ecc… Aggiungo solo che, se ci sono capi sui quali non vi consiglio di risparmiare, questi sono proprio i basici, proprio per la loro versatilità nel corso del tempo.

LA BODY SHAPE: lo abbiamo detto tantissime volte, fino alla nausea, ma mi sento di doverlo ripetere, perché noi donne per tanti motivi non sappiamo come VESTIRE il nostro corpo perché non conosciamo la FORMA DEL NOSTRO CORPO e quindi ci succede di comprare capi che lo mortificano anziché  valorizzarlo. Se impariamo a volerci più bene e la smettiamo di guardare solo i nostri difetti fisici o la nostra taglia, cominceremo a VEDERE il nostro corpo, la sua forma e saremo in grado di capire quanti punti di forza abbiamo e come possiamo sottolinearli per farci sentire più belle e più sicure di noi stesse. In più, l’altro errore che spesso commettiamo è quello di tenere nell’armadio capi che non ci entrano più (perché troppo larghi o troppo stretti) in PREVISIONE di indossarli in un futuro non meglio specificato quando saremo ancora in grado di indossarli. Questo non fa altro che riempire l’armadio di capi che non indosseremo mai togliendo spazio a quelli che invece possiamo indossare ORA. Pensate solo per un attimo a quanto è motivante indossare solo capi che ci vestono alla perfezione e trovare solo quelli nell’armadio. Le mie clienti lo sanno: non è una questione di taglia, ma di forma!

ARMADIO DISORDINATO: anche su questo argomento specifico ho scritto un articolo tempo fa, ma mi preme ribadire l’urgenza di avere un armadio organizzato e ordinato. Mi chiedo spesso come mai noi donne abbiamo delle dispense così in ordine che sembrano degli scaffali del supermercato, ma non facciamo la stessa cosa con il nostro guardaroba!!! Sempre forse perché ci releghiamo all’ultimo posto delle priorità di una organizzazione familiare. E’ ora di smetterla!!! Noi siamo al primo posto, noi ce lo meritiamo perché se amiamo noi stesse siamo pronte ad amare chi ci circonda. Allora cominciamo ad amare e ad organizzare anche il nostro povero armadio come se fosse una boutique: facciamo in modo di avere grucce tutte uguali e funzionali, dividiamo per tipologia e colore. Facciamolo almeno 2 volte l’anno, in concomitanza con il cambio di stagione. Cerchiamo di sistemare i capi come al punto 2) negli spazi giusti: gli abiti lunghi negli spazi lunghi (eviteremo che si stropiccino), quelli più corti negli spazi più corti. Pieghiamo i maglioni e le t-shirt, mentre appendiamo le camicie alle grucce divise per colore ……sarà semplice trovare tutto in un batter d’occhio;

SENTIRSI IN COLPA: sorvolo su tutte le dinamiche psicologiche che non sono decisamente il mio campo, ma ho notato che è uno dei motivi per i quali noi donne tendiamo a dimenticarci di noi stesse, del nostro stile e addirittura di ciò che contiene il nostro armadio, perché abbiamo mille altre priorità più importanti di noi stesse! Questo ci porta a non pensare per tempo a ciò che indosseremo il giorno dopo o lo stesso giorno e quindi scatta in automatico la fatidica domanda dell’ultimo minuto (che è ciò che ci concediamo: un minuto tutto per noi): “Cosa mi metto oggi? Non ho nulla da indossare”. Proviamo per quanto possibile a sforzarci di trovare 10 minuti di tempo la sera prima, magari è anche rilassante, per aprire il nostro armadio (che avremo opportunamente ordinato) e farci ispirare. Pensiamo alla donna che vogliamo essere e vestiamoci per questo. Mettiamoci al primo posto. Questo non significa che tutto il resto è meno importante. Eviteremo così di prendere la prima cosa che capita per coprirci e non per vestirci.

Ottavia Ditroia

I CAPISPALLA ESSENZIALI E PIU’ COOL PER L’AUTUNNO/INVERNO 2023/24

Ce li svela la nostra Ottavia Ditroia, esperta di moda e tendenze, personal shopper e responsabile dell’area “Benessere ed Empowerment” della nostra associazione

E’ giunta anche la stagione dei capispalla!!!

Qualcuno festeggerà, qualcun altro no probabilmente, ma inesorabilmente dobbiamo cominciare a pensare anche a loro.

Il cambio di stagione potrebbe essere il momento migliore per farlo: ci accorgeremo così se possiamo trascorrere una nuova stagione fredda con i cappotti che abbiamo già nell’armadio (dando loro una bella rinfrescata, mi raccomando) oppure dobbiamo acquistarne di nuovi.

Molte di voi in questo periodo mi stanno chiedendo quali sono i capispalla su cui puntare per questo inverno che coniughino come sempre le 3 ormai famosissime variabili: versatilità, comodità e modernità.

Ecco allora un bell’elenco che farà al caso vostro. Non è necessario, ovviamente, acquistarli tutti. Ognuna di voi pensi al proprio stile di vita, al proprio look e si lasci trasportare nel magnifico mondo dei capispalla:

IL CAPPOTTO CLASSICO: il colore lo decidete voi in base al resto del vostro guardaroba ma sono sicura che graviterà intorno al nero, al blu, al color cammello, al marrone, al beige, al color crema; le più coraggiose sceglieranno colori più vivaci come il rosso, il color senape, il blu elettrico, il fucsia, l’arancio….. La mia unica raccomandazione consiste in questo: ATTENZIONE ALLA QUALITA’; leggete sempre bene l’etichetta e cercate di comprare la qualità migliore che il vostro budget vi permette, perché lo sapete che il cappotto classico (con cintura o meno) è un capo super basico e l’obiettivo è quello di indossarlo per quante più stagioni possibili. Quindi non fatevi attirare nella trappola dei capi in poliestere, ma optate sempre per la lana, misto lana, cachemire. Se vi piacciono i trend, quest’anno i cappotti saranno oversize, cosa che vi permette anche di stratificare con maglioni spessi, con blazer o col chiodo al di sotto;

TEDDY BEAR COAT E/O ECO-PELLICCIA: al di là della sensazione di coccola che regala questo tipo di capospalla, è fondamentale per i giorni invernali più freddi perché è estremamente caldo, soprattutto se accompagnato da sciarpa e cappello in cachemire. Una volta provato, non se ne può più fare a meno, anche perché sa essere molto elegante risolvendo il dilemma del capospalla da indossare per le occasioni più formali sia di giorno che di sera; ma naturalmente è perfetto anche abbinato semplicemente con jeans e maglione. E’ perciò estremamente versatile se lo acquistate nei classici colori: nero, bianco, rosa cipria, beige, marrone. Certo potete osare anche con altri colori, ma qui stiamo parlando degli ESSENZIALI. Un modo semplice per ravvivare un teddy bear coat o una eco-pelliccia dai toni neutri è senz’altro aggiungere accessori colorati: sciarpa, cappello e guanti. Vogliamo parlare poi di quanto è cool?

  1. IL PIUMINO: personalmente non lo amo molto, perché non ritengo che si addica al mio stile, ma ne riconosco la comodità. Io lo abbinerei ad outfit sportivi, per la palestra o per la piscina o per le nostre corsette mattutine o per passeggiate in campagna. E’ innegabile che sia molto caldo, fondamentale soprattutto nelle zone di Italia dove l’inverno sa essere molto rigido. A tutte le amanti del piumino consiglio solo di evitare applicazioni di fiori, paillettes, pizzi o altri disegni e ricami perché rischiereste di sconfinare negli anni ’90. Optate sempre per la semplicità: less is more, always!!

IL TRENCH: la sua stagione è l’ autunno (e la primavera) ed è perfetto per la stratificazione. Si può indossare sopra il maglione, il chiodo, il cardigan o il blazer ed è perfetto quando le giornate non sono molto fredde. E’ particolarmente indicato nelle giornate piovose perché è impermeabile e, per una quantità di calore aggiuntiva, non ci resta che aggiungere sciarpa e cappello. Ne abbiamo parlato tante volte e ormai conosciamo il loro valore all’interno del nostro guardaroba. Mai più senza!!!

IL PARKA: altro capospalla utile a tutte le mie amiche sportive e freddolose là fuori. Il cappuccio di cui è sempre provvisto ci riscalda, ci ripara dalla pioggia e ci coccola un po’ quando fuori è freddo e piovoso ed estremamente grigio. Il verde militare è il suo colore classico, ma ne esistono versioni in tutti i colori. Il mio preferito è in lana impermeabile, imbottito, blu e col cappuccio con la eco-pelliccia perché è indossabile anche per la scuola, l’università e in generale tutte le occasioni casual delle giornata;

IL CHIODO: amico delle giornate autunnali, grande classico in nero ma ormai in commercio se ne trovano di ogni colore e modello. In inverno è declinato in una versione che sta diventando un must have: è più lungo, oversize, imbottito di pelliccia ecologica dello stesso colore o a contrato. Anche il chiodo è un ottimo capo per stratificare appena le giornate diventano più fredde. Consiglio, a tal proposito, di acquistarlo di una taglia in più proprio per poterlo indossare con maglioni pesanti, felpe, eccc…..

Ottavia Ditroia

Nella mente del branco! Stupri e violenze di gruppo

Un seminario per riflettere e tracciare strategie di prevenzione

Il prossimo 19 ottobre presso la biblioteca comunale di Modugno, si terrà un importante seminario organizzato da Ikos Ageform in collaborazione con la nostra associazione dal titolo “Nella mente del branco!”.

L’incontro che inaugura la stagione formativa 2024, vedrà fra i relatori oltre alla prof.ssa Daniela Poggiolini monumentale fondatrice della scuola Ikos, la nostra presidentessa Avv.ta Tiziana Cecere in qualità di esperta criminologa.

Il seminario, per il suo alto valore scientifico, gode dei patrocini dell’Ordine degli Avvocati di Bari (che concederà 2 CFU), dell’Ordine degli Psicologi della Puglia e del comune di Modugno che lo ospita.

Il nostro socio, Prof. Pierfrancesco Impedovo criminologo e giurista, illustra la genesi di questa iniziativa.

L’idea di questo tavolo di approfondimento nasce dall’allarmante escalation di episodi in cui il “branco”  è protagonista; tutti ricorderanno l’orribile stupro – tanto per citarne uno recente – ai danni di una diciannovenne da parte di sette ragazzi, alcuni dei quali minorenni, avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio. Nel cellulare di uno dei presunti autori è stato ritrovato il video della violenza che, come si sa, ha fatto il giro del web.

Lo scandalo, la riprovazione e l’allarme che ne sono seguiti hanno portato tutti noi a porci delle domande, costringendoci a riflettere su cosa stia accadendo. Perché, purtroppo, quelli avvenuti a Palermo non sono fatti isolati. Quotidianamente sui media passano notizie di ragazze e donne abusate in gruppo durante momenti che dovrebbero essere di spensieratezza e divertimento. Sembra delinearsi come un’emergenza che finora abbiamo ignorato e riguarda in modo trasversale molti ragazzi, italiani e non, che vivono sul nostro territorio e che si verificano ovunque nel nostro Paese.

Partiamo da un punto. Alla base di tutte queste violenze vi è sempre lo scatenarsi di un comportamento filogeneticamente primitivo di dominio e predazione del maschio sulla femmina, dove sesso e aggressione sono connessi. Questa disposizione viene a noi dai primordi della nostra evoluzione ed è radicata come possibilità, non certo come determinazione ad agire, nella parte più antica del cervello maschile. La connessione tra sesso e violenza è quindi una possibilità per ogni maschio umano, che viene favorita ed esaltata dal gruppo. 

Sulla base di quanto appena detto, entra in gioco anzitutto un meccanismo di contagio emotivo, tipico del gruppo e anche della folla anonima; esso porta i componenti a vivere in modo automatico e riflesso la stessa attivazione emotiva, che è in questo caso di aggressione e sesso. Basta che uno del gruppo inizi una violenza, e gli altri si comportano mimeticamente allo stesso modo, in un crescendo sfrenato di brutalità privo di consapevolezza. Alcuni individui, per età e caratteristiche personali, sono maggiormente incapaci di opporsi al contagio emotivo: sono quelli poco autonomi dal gruppo, e anzi molto conformisti e dipendenti da esso, quelli poco abituati alla riflessione personale su di sé (cioè a chiedersi: “Che cosa sto facendo? Perché?”) e a scegliere in modo autonomo. Molti non sono nemmeno in grado di riconoscere le emozioni che stanno provando: le agiscono soltanto. In questa condizione la vittima e la sua sofferenza non vengono neppure viste e tantomeno colte; diventa quindi impossibile ogni condivisione empatica, che porterebbe a bloccare l’aggressione.

Per questi motivi il ruolo degli adulti, come educatori, è essenziale. Le cronache ben evidenziano la difesa amorale dei propri figli, attraverso il noto meccanismo di colpevolizzazione della vittima; è uno dei numerosi meccanismi di “disimpegno morale” che permettono di non mettere in discussione un comportamento e anzi di giustificarlo. Il ruolo dei padri e delle madri è decisivo, perché è in famiglia che il bambino impara fin da piccolissimo il rispetto, o al contrario il disprezzo, per le donne nella quotidianità della vita di tutti i giorni. Nella società italiana, dove le madri sono molto presenti, le donne svolgono un ruolo determinante nel favorire indirettamente, con il loro comportamento e i loro giudizi, la prevaricazione maschile, dalle forme più lievi a quelle più gravi. C’è un grande responsabilità in questo senso delle donne come madri. Non si tratta solo di saper porre dei limiti al proprio comportamento impulsivo, ma di essere in grado di vivere con l’altro sesso una relazione veramente umana, fatta di sentimenti e di relazioni individualizzate, ben lontana dalla sopraffazione.

Vi è un drammatico abbandono educativo sui temi della sessualità e degli affetti da parte sia della famiglia, sia della scuola. Occorre anzitutto riconoscere, superando le molte resistenze al riguardo, che esistono nei maschi disposizioni primitive alla prevaricazione che non vanno né legittimate né favorite dalla cultura. A questo riguardo, è necessario essere consapevoli del ruolo pervasivo e distruttivo assunto oggi dalla pornografia per gli adolescenti, in particolare per i maschi. La sessualità proposta dalla pornografia, anche quando non è manifestamente violenta, riduce la donna a oggetto del piacere maschile e favorisce di conseguenza i comportamenti aggressivi di sopraffazione.  

A partire dalla presa d’atto che la violenza maschile sulle donne è il frutto dell’interazione tra disposizioni biologiche e messaggi culturali che le sostengono, occorre favorire la capacità di coniugare sesso e affetti in una relazione personale basata sulla comune umanità. La famiglia e la scuola dovrebbero impegnarsi nell’educazione sessuale affettiva, che non può essere svolta solo dalla famiglia, soprattutto in adolescenza.

Diamo il benvenuto alla rubrica “In armonia”.

A cura della nostra socia Tea Baldini Anastasio, musicoterapeuta.

Argomento di questo primo appuntamento: Artiterapie per il Benessere della Società.

Con questo articolo do inizio ad una rassegna pensata per il blog Fermiconlemani, in questa rubrica tratterò argomenti inerenti il mondo delle Artiterapie, della crescita personale e del benessere psicofisico.

Oggi parliamo delle Artiterapie e del loro contributo per il Benessere della Società.

Le artiterapie hanno un potenziale significativo per contribuire al benessere della società. Ecco alcune delle loro caratteristiche e benefici:

1. Espressione e consapevolezza emotiva: L’arte offre uno spazio sicuro per l’espressione delle emozioni, consentendo alle persone di esplorare e comprendere meglio i propri sentimenti. Questo processo, se supportato da una figura professionale preparata, può favorire una maggiore consapevolezza emotiva, che a sua volta può migliorare il benessere individuale e le relazioni interpersonali.

2. Riduzione dello stress e dell’ansia: L’arte è un’attività creativa che può funzionare come una forma di meditazione attiva. Quando ci si immerge nel processo creativo, le preoccupazioni quotidiane e lo stress possono diminuire, favorendo il rilassamento e la riduzione dell’ansia.

Grazie a metodologie specifiche che con il tempo conosceremo, è possibile raggiungere risultati ottimali.

3. Potenziamento dell’autostima e dell’autenticità, senza escludere l’auto efficacia: attraverso le arti, le persone possono esplorare e riconoscere le proprie capacità creative e la bellezza della propria unicità. Ciò porta alla crescita dell’autostima e all’accettazione di sé stessi, incoraggiando un senso di autenticità e fiducia nelle proprie capacità.

4. Comunicazione e connessione: L’arte può essere un veicolo di comunicazione non verbale, consentendo alle persone di esprimere se stesse e comunicare con gli altri in modi che possono superare le barriere linguistiche o culturali. Attraverso l’arte, le persone possono creare connessioni significative e trovare punti di contatto con gli altri.

5. Processo di evoluzione e trasformazione: L’arte può essere utilizzata come una forma di terapia per trasformare le esperienze traumatiche o dolorose con tecniche specifiche e con il supporto di clinici. Attraverso l’espressione artistica, le persone possono rielaborare e trasformare il proprio dolore, facendo progressi significativi nel percorso di guarigione e ripresa.

6. Creatività e soluzione di problemi: L’arte richiede la capacità di pensare in modo creativo e trovare soluzioni innovative, facilitare lo sviluppo del pensiero divergente. Questa mentalità creativa può estendersi anche alla risoluzione di problemi nella vita di tutti i giorni, incoraggiando un approccio più flessibile, aperto e positivo alla risoluzione dei conflitti e delle sfide.

7. Promozione del cambiamento sociale: L’arte ha un potere unico per veicolare messaggi e idee, toccando le persone a un livello emotivo e suscitando consapevolezza e riflessione su questioni sociali importanti. Attraverso progetti artistici collettivi e iniziative comunitarie, le artiterapie possono promuovere un cambiamento sociale positivo e ispirare una visione condivisa di una società più equa e armoniosa.

In conclusione, le artiterapie possono avere un impatto potente e benefico sulla società nel suo complesso. Favoriscono il benessere individuale e collettivo, promuovono la comunicazione e la connessione, stimolano la creatività e contribuiscono al cambiamento sociale positivo. Speriamo che tali approcci artistici diventino sempre più accessibili e riconosciuti come strumenti importanti per il benessere e lo sviluppo di una società più sana e inclusiva.

Tea Baldini Anastasio

10 MUST HAVE DA AVERE NELL’ARMADIO: FALL EDITION

I consigli della nostra Ottavia Ditroia, esperta di immagine e personal shopper, nonché nostra responsabile dell’area “Benessere ed Empowerment”

Oggi parliamo di CAPSULE WARDROBE.

Da quando mi leggete queste due paroline associate vi saranno diventate familiari perché ne abbiamo parlato praticamente in ogni articolo vista la funzione  strategica che ha una Capsule Wardrobe nella vita di donne e uomini.

Per quei pochi che ancora non lo sapessero, spiego brevemente cos’é: un insieme di capi classici (minimo 15, massimo 60) basici, di colori neutri, di ottima qualità e vestibilità che si abbinano tutti facilmente tra loro.

Pensate che:

  • CON 6 PEZZI si possono creare fino a 12 outfits
  • CON 12 PEZZI si possono creare da 48 a 72 outfits
  • CON 18 PEZZI si possono creare da 162 a 216 outfits

No, non sto dando i numeri.

E’ quello che realmente succede se si crea una Capsule Wardrobe in modo intelligente: cioè scegliendo sapientemente i capi che ne faranno parte.

Ognuno può decidere liberamente se crearne una per ogni stagione (come ho fatto io con il mio armadio) oppure se crearne una più grande inter-stagionale, cioè adatta a tutte le stagioni dell’anno. Dipende da tanti fattori: il clima in cui si vive, il proprio stile di vita e gli spazi che si hanno a disposizione nell’armadio.

Oggi io vi parlerò di una generica Capsule Wardrobe autunnale e di quanti e quali pezzi può essere composta, ma ognuno di voi può adattarla e personalizzarla rispetto alle proprie esigenze. Non mi è mai capitato, infatti, di crearne due uguali.

  1. JEANS: il modello deve adattarsi alla propria fisicità ma è bene averne almeno uno blu scuro, senza strappi e decorazioni e possibilmente a vita media o alta;
  2. CHIODO:  in pelle, eco-pelle o scamosciato; per quanto riguarda il colore, il più gettonato è il nero, ma ognuno di noi può scegliere anche altri colori, purché rispettino sempre la regola dell’abbinamento con TUTTO il resto dei capi; non dimenticate, inoltre, che è un ottimo alleato nei giorni più freddi perché si può stratificare anche sotto i cappotti;
  3. CAMICIA BIANCA DAL TAGLIO MASCHILE: più slim o più over-size a seconda delle fisicità e/o delle esigenze di stile, ma è un capo indispensabile da indossare in tutte le stagioni, quindi cercate di acquistane una di ottima qualità;
  4. STIVALI AL GINOCCHIO: semplici, essenziali, con punta leggermente stondata, in pelle, eco-pelle, scamosciati, stampa cocco, neri. Consiglio un paio senza tacchi per le occasioni più informali ed uno con i tacchi per quelle più particolari;
  5. GONNA: mini, midi, maxi, tinta unita, stampata, stretta o svasata, ad ognuna la propria sempre in accordo con la propria fisicità ed il proprio stile di vita;
  6. MAGLIONE DOLCEVITA O A LUPETTO: vi consiglio vivamente di comprarne uno in cachemire perché è sottilissimo, leggerissimo (quindi stratificabile senza sforzo) ma caldissimo
  7. CAPPOTTO CLASSICO: what else? Mi raccomando a non farsi travolgere dalle tendenze ma cercate di scegliere sempre modelli super classici (magari con cintura in vita che sta bene a tutti) e di ottima qualità, più lunghi per le più alte, appena sopra il ginocchio per le petite. Per quanto riguarda il colore, la raccomandazione è sempre la stessa: DEVE ABBINARSI FACILMENTE AL RESTO DEL VOSTRO GUARDAROBA:
  8. CAPPELLO, GUANTI E SCIARPA: trio indispensabile per le giornate più fredde, ma ottimo amico se si vuole aggiungere un tocco di charme al look. Colori e modelli? Sbizzarritevi!!!
  9. STIVALETTI ALLA CAVIGLIA: con o senza tacco, da indossare rigorosamente con pantaloni, jeans e gonne maxi perché non devono mai “troncare la figura”;
  10. PANTALONI PALAZZO: la loro rinomata versatilità vi permetterà di indossarli per tutte le occasioni: scuola, università, tempo libero, lavoro e persino cerimonie o serate di gala. Si abbinano, infatti, con tutto e volete mettere la comodità?

Ottavia Ditroia

Bullismo: violenza fisica e psicologica a scuola

Con l’inizio della scuola riaffiorano anche i problemi di sempre: tra questi, senza dubbio, c’è il bullismo! Vediamo insieme in cosa consiste.

A cura del nostro socio fondatore Dott. Marco Magliozzi, psicologo, psicoterapeuta, esperto in PNL Bioetica

Con l’inizio della scuola riemergono anche i problemi a essa collegati: il bullismo, ad esempio, è uno dei più importanti.

Con questo termine ci riferiamo a un insieme di comportamenti aggressivi, sia fisici sia psicologici, rivolti in maniera continuativa verso una o più vittime, non in grado di difendersi.

Da una parte abbiamo quindi il bullo (o i bulli), ovvero le persone che mettono in atto questi comportamenti violenti, e dall’altra abbiamo coloro che li subiscono.

Le conseguenze del bullismo sono varie e gravi, passando per la sofferenza emotiva/psicologica a quella fisica, a breve o lungo termine.

Il bullismo a scuola

Il contesto nel quale il bullismo si manifesta maggiormente è senza dubbio la scuola.

Secondo un’indagine Istat del 2014, più del 50% degli adolescenti, in una fascia d’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, sarebbe stato vittima di almeno un episodio di bullismo.

Tra i comportamenti violenti possiamo inserire:

  • umiliazioni e derisioni costanti;
  • esclusione dalle attività di gruppo;
  • offese, parolacce e insulti;
  • diffamazione;
  • violenza fisica.

Conseguenze del bullismo

Subire episodi di bullismo provoca conseguenze sia nell’immediato sia nel lungo termine.

Numerosi studi hanno infatti evidenziato come le vittime rischino di sviluppare nel tempo disturbi psicologici quali:

  • disturbo d’ansia generalizzato;
  • attacchi di panico e disturbo da attacchi di panico;
  • una o più forme di dipendenza patologica;
  • disturbo depressivo;
  • disturbi psicotici;
  • rischio suicidario aumentato.

Anche il bullo, nonostante ricopra il ruolo di “carnefice”, corre il rischio di sviluppare vari disturbi, come ad esempio il disturbo antisociale di personalità.

Bullismo e autostima: quale correlazione?

Potrà sembrare un controsenso, ma sia il bullo sia la vittima condividono una caratteristica: la bassa autostima.

Secondo diversi studi, un buon concetto di sé aiuterebbe i bambini e i ragazzi a ottenere maggiori successi scolastici e relazionali.

Questo, purtroppo, non accade nella dinamica del bullismo.

Soggetti con bassa autostima possono, infatti, divenire sia carnefici sia vittime.

Nel primo caso, coloro che attuano comportamenti aggressivi sono guidati da un tentativo inconscio di guadagnare potere, con l’obiettivo di riempire un vuoto interiore.

Apparentemente forti e attraenti, in realtà i bulli tentano di ottenere ammirazione e attenzione, con il solo scopo di migliorare l’immagine di sé. Profondamente vivono invece una grande sofferenza emotiva.

Nel secondo caso, i soggetti con una bassa autostima sono più indotti alla vittimizzazione, a causa del loro sentirsi inadeguati e dei loro atteggiamenti involontari che “attirano” l’attenzione di coloro che, al contrario, hanno bisogno proprio di una vittima per sentirsi potenti.

Cyberbullismo

Con l’avvento dei social e del massivo uso della tecnologia, il bullismo si è spostato anche online: parliamo in questo caso di cyberbullismo.

Gli atteggiamenti violenti si manifestano dunque sul web:

  • denigrazione e umiliazioni attraverso la pubblicazione di contenuti personali;
  • utilizzo dei social network per offendere e insultare la vittima;
  • uso delle chat di gruppo per aggredire psicologicamente la persona bullizzata.

Secondo diversi studi, il cyberbullismo rappresenta potenzialmente una forma ancor più grave del bullismo.

Infatti, essendo ormai internet come una “seconda casa” per moltissimi adolescenti e avendo il web il potere di diffondere velocemente qualsiasi genere di contenuti, gli attacchi personali contro la vittima andrebbero a colpire non solo il singolo individuo ma anche l’immagine sociale di sé, influendo negativamente sulle relazioni interpersonali e generando gravissimi danni all’autostima.

Bullismo e psicoterapia

La psicoterapia è senza dubbio la strada maestra da percorrere sia per le vittime sia per gli autori di bullismo.

Lavorare sulla propria autostima, gestire al meglio le aggressioni subite e comprendere (nel caso dei bulli) quali dinamiche li portino ad agire in tal modo, è senza dubbio fondamentale.

Rivolgersi agli istituti scolastici è inoltre importantissimo per arginare questa dinamica, proponendo attività di prevenzione con docenti e genitori.

Nei casi più gravi, ovvero quando si manifestino anche aggressioni e lesioni fisiche, è possibile, anzi doveroso, contattare sia la scuola sia i legali.

Se sei vittima di bullismo, se sei una persona che agisce bullismo e desideri cambiare, se sei un genitore di una vittima e vuoi aiutare tuo figlio, puoi contattare la nostra associazione.

Ti Prometto il Mare: storie di donne, storie di speranza.

La Prof.ssa Paola Colarossi, autrice e nostra socia onoraria, ci racconta del suo ultimo romanzo e del fil rouge che anima il progetto sociale sotteso alle presentazioni dell’opera e che vede coinvolta la nostra associazione.

“ Ti prometto il mare” è un racconto . Narra storie di donne, alcune vittime altre eroine. 

Alcune personaggi di fantasia, altre personaggi reali. 

I loro vissuti, la loro lotta contro il Fato, testimoniano l’esistenza di un legame universale nella Vita di ognuno di noi.

A far da sfondo alle storie di queste donne, il mare.  A tessere le storie di queste donne, un altro protagonista maschile, il racconto.

“Ti prometto il mare” è un racconto nel racconto in cui alla parola, all’atto del raccontare, si restituisce importanza e dignità.  

– Venite qui, piccole mie, ascoltate – dice Capellidargento, una delle protagoniste, mentre si accinge a raccontare alle giovani amiche, vittime del Fato, le storie di donne vincitrici sugli accadimenti che segnano il percorso della Vita.

In quest’invito, il richiamo a prestare attenzione alla storia dell’altro , a creare con l’altro una relazione autentica basata sull” ascolto empatico”, godendo  il tempo del racconto stesso, come tempo prezioso per la propria Vita.

 Un racconto nel racconto, si diceva, i cui accadimenti si snodano in tempi e luoghi differenti.   Come introduzione, una fiaba, che narra la storia del flusso della Vita che si ripete ininterrotto dall’infinito passato, proiettandosi in protagonisti legati uno all’altro da destini incrociati, da storie condivise.

La prima parte, quasi un antefatto al racconto finale, narra le vicende di tre personaggi: Bambina, una piccola sposa di appena dodici anni, Fiordiloto, la giovane serva che la accudisce e Capellidargento, la saggia e amorevole cuoca del palazzo in cui, tutte e tre, vivono.

 Il tema delle spose bambine e delle orfane dei paesi asiatici costituisce il fulcro da cui tutta la vicenda si snoda   e testimonia l’atto di brutalità estrema a violazione del diritto alla Vita: la    duplice negazione alla sessualità e all’infanzia.

I personaggi che intervengono nella seconda parte rappresentano il mondo a noi più vicino, la realtà in cui ci muoviamo, nota e apparentemente evoluta. Centrale, il tema della maternità e la grande responsabilità delle madri nel sostenere, proteggere, rivendicare la Vita.

La conclusione è affidata alla principessa Animabella, che incarna l’eroina attraverso la quale, tutte le donne, vittime del Fato, venute prima di lei, otterranno la loro vittoria. Volutamente, luoghi e tempi rimangono indefiniti, a sottolineare l’universalità della Vita.

Le vicende delle protagoniste insegnano che la Vita non va intesa come una serie di vicende a cui è impossibile sfuggire; al contrario è l’atteggiamento con cui affrontiamo le difficoltà e le prove  che si presentano nel corso della nostra Esistenza che ha il potere di trasformare anche un’ apparente sconfitta in una vittoria. 

Di fronte alle prove più dure, le protagoniste della seconda parte del racconto non si sono arrese; hanno lottato contro il dolore e la perdita, contro i pregiudizi, contro ogni sorta di ostacolo, determinando la Vittoria. E hanno trasformato le loro vite in vite Vittoriose accogliendo la loro Vita in toto.

Questo messaggio, affidato a vicende di donne, ha, beninteso, una valenza universale.

Ogni Vita ha la sua dignità e ogni Vita va accolta e rispettata. 

Affinchè questo possa essere realizzato è necessario conquistare e consolidare la giusta consapevolezza di sé e imparare a riconoscere ogni   Vita come degna di ogni forma di rispetto.

Ciò richiede un percorso di solidarietà, di comunanza di intenti, di sostegno. 

Ecco che le reti, promulgatrici di conoscenza, costruttrici di valori quali il rispetto di sé e dell’altro, portatrici di legami solidali e di sostegno, divengono fondamentali per la concretizzazione di tali obiettivi e la realizzazione di un mondo di Pace.

In questo contesto opera  l’Associazione “Fermiconlemani”, comunità gentile a cui mi fregio di appartenere e  il Centro Studi “ Barletta  in Rosa” .

Con queste finalità, le Presidenti delle Associazioni,  Avv.ta Tiziana Cecere e Prof.ssa Mariagrazia Vitobello, muovono le loro azioni.

Con questo desiderio, io, Grazia Maria Lops e tutti i soci di tali Associazioni,  decidiamo di esserci, in prima persona, a testimonianza che si  può essere il “ cambiamento che vuoi vedere nel mondo”

Appuntamento al prossimo venerdì 8 settembre alle 18.30 a Barletta presso la sala Comunità Sant’Antonio, in via sant’Antonio per la tavola rotonda di presentazione ed approfondimento.

COME ESSERE CHIC IN AUTUNNO: 7 TRUCCHETTI FACILI FACILI PER VESTIRSI BENE

A cura della nostra responsabile progetto”Benessere ed Empowerment” Ottavia Ditroia, personal shopper ed esperta d’immagine.

Capita a tutti noi di guardare una donna o un uomo che cammina per strada e di ammirare il modo in cui è vestita/o, il modo in cui cammina o muove le mani o si atteggia in generale. In quel momento ne stiamo ammirando lo stile, che non è fatto solo dell’outfit certo, ma di cui quest’ultimo è una componente fondamentale.

Il passo successivo sarebbe di chiedersi: Come mai mi piace lo stile di quella donna/uomo? Cosa c’è nel suo outfit che mi attira così tanto?

Dovremmo fermarci a fare un’analisi approfondita, ma non sempre è possibile. 

Allora io oggi ho deciso di svelarvi 7 semplici trucchi per vestirsi bene in autunno e far sì che la prossima volta ci sia qualcun altro che si chiede cosa gli piace del NOSTRO outfit.

INVESTIRE NEL CAPPOTTO CLASSICO: siccome nelle stagioni fredde è praticamente l’unico capo che indossiamo che si vede, perché gli altri sono tutti coperti, il mio consiglio è di investire tutto il budget che potete nell’acquisto di un cappotto classico magari con cintura in vita che sta bene praticamente a tutte le fisicità. Non è necessario spendere un capitale, ma è fondamentale assicurarsi che la qualità sia ottima in modo da poterlo sfruttare di qui all’eternità; infatti è un grande classico che MAI passerà di moda e la stagione successiva dovrete solo preoccuparvi di dargli una rinfrescata in lavanderia prima di indossarlo di nuovo. Per quanto riguarda i colori, dipende sempre dal vostro stile e dai colori che compongono il resto del vostro guardaroba a cui deve abbinarsi, ma in generale mi manterrei sui neutri: nero, cammello, blu, grigio, bianco, beige…. Il taglio classico, inoltre, lo rende particolarmente versatile perché si abbina facilmente sia con outfit informali (jeans e maglione o t-shirt) e da giorno che con look più eleganti e formali da sera; immaginate poi cosa diventa una semplice felpa color crema, un paio di joggers in tinta, un paio di sneakers super comode ed un cappotto cammello a completare il tutto: semplice e di grandissimo effetto, perché è il cappotto che porta un outfit super-basico al suo livello superiore;

STRATIFICARE:

un outfit è stiloso anche perché sotto c’é la sapiente arte della stratificazione. Provate a creare look che si compongono di più strati (senza ingoffarvi, mi raccomando!!!) e vedrete come immediatamente tutto appare più strutturato, più studiato e quindi semplicemente più bello. Vi faccio un esempio facile da ricopiare subito: camicia bianca classica in cotone, pullover blu scollo a V  (o cardigan o blazer o felpa), pantaloni in eco-pelle neri, cintura nera, sneakers bianche e cappotto blu dalla linea classica (punto 1);

GIOIELLI O BIGIOTTERIA:

per quanto mi riguarda nessun outfit è chic senza la ciliegina sulla torta rappresentata dai gioielli o dalla bigiotteria. Ognuna di noi scelga ciò che le piace di più, ovviamente senza esagerare nelle quantità, ma non uscite di casa senza uno massimo due pezzi di gioielleria o bigiotteria. Lo abbiamo detto e ripetuto e quindi adesso non mi dilungherò ulteriormente, ma sappiate che lo loro potenza è estrema;

CALZATURE:

insieme al cappotto sono l’altro elemento che si nota quando camminate per strada perché tutto il resto dell’outfit è coperto dal capospalla. La prima raccomandazione che vi faccio, quindi, prima di parlarvi delle calzature più chic, è quella di avere cura delle vostre scarpe, di pulirle (e/o lucidarle) prima di uscire di casa; di controllare che non siano macchiate o graffiate o rovinate in qualche modo perché non avete idea di quanti punti perda un bellissimo e studiatissimo outfit con un paio di scarpe sporche o rovinate. La bravura qui sta nella scelta di scarpe autunnali che siano belle ma soprattutto comode, perché poi si rischia di lasciarle marcire nella scarpiera. Se avete problemi particolari di calzata, vi consiglio di non acquistare mai le scarpe online , ma di recarvi presso un negozio fisico per provarle. In autunno/inverno io dico sempre alle mie cliente di indirizzarsi verso gli stivali o stivaletti con misura e larghezza tacco che preferiscono. Gli stivaletti sono da abbinare ai pantaloni, gli stivali si abbinano agli abiti, alle gonne e ai pantaloni skinny. Sono comodi, caldi e ti permettono di essere chic anche nelle giornate di pioggia;

COLOUR PALETTE:

trovate la gamma di colori che vi sta meglio e in base a questa, costruite il vostro guardaroba. L’armocromia vi viene in soccorso in questo, ma non tutti vogliono farsi fare un’analisi armocromatica, allora come fare? Quando fate shopping, accostate al vostro viso il capo e notate se quel colore vi valorizza o no. Lo sappiamo: i colori hanno un grande potere nella nostra vita e menomale che esistono! I colori freddi stanno bene a chi ha la carnagione con sottotono rosato e quelli caldi stanno bene a chi ha il sottotono pescato. Senza entrare troppo nei tecnicismi, provate a notare, possibilmente con l’aiuto di un occhio terzo, che effetto fa quel colore al vostro viso. E’ estremamente importante scegliere la palette di colori che vi valorizza nella creazione di un outfit dall’effetto wow!;

CAPI DI TENDENZA:

per un outfit sensazionale è importante mixare i capi basici, lo sappiamo, ma l’effetto glamour si otterrà se si aggiungerà un capo della tendenza di stagione. SOLO UNO, quello che vi piace da impazzire, quello che vi sta meglio e soprattutto quello che si adatta maggiormente al vostro stile di vita ed la resto del vostro guardaroba. Per esempio: il dettaglio nelle maniche, un blazer oversize, un paio di stivaletti neri grossi, una mantella, una borsa di tendenza tipo quella che ha lanciato Bottega Veneta, ecc…. Non è necessario, però, spendere tanti soldi; incorporate nell’outfit basico e senza tempo, un solo capo che lo rende immediatamente moderno. Sceglietelo voi!

ABBINAMENTI FURBI:

un trucchetto semplicissimo ma davvero d’effetto è di abbinare il colore del top (camicia, maglione, blazer, dolcevita, t-shirt …………….) al vostro capospalla. L’effetto eleganza è immediatamente assicurato, provare per credere!

Ottavia Ditoia

Stupro di Palermo: il fallimento educativo, la cultura della violenza, la disumanizzazione della vittima.

Un monito meditato della nostra socia onoraria Prof.ssa Paola Colarossi

Lettera a noi adulti

Sgomenta, leggo dei fatti di Palermo. Sbigottita leggo i commenti a tali fatti.

Immersi in una cappa di odio e di animalità, ottenebrata la mente, vomitiamo sentenze che a nulla servono se non a dare libero sfogo alla rabbia che serpeggia nei nostri cuori. 

Nulla si costruisce nella rabbia, nulla si risolve con la rabbia.

Questo, il mio parere.

Faccio l’insegnante da più di trent’anni; sono a contatto con una fascia particolarmente critica, quella che accompagna i bambini alle soglie dell’adolescenza. Negli anni ho visto gli effetti che la trasformazione sociale, consentitemi ma non riesco a definirla progresso sociale, sta avendo sui più giovani. 

Affidati precocemente alle cure di smartphone, comunità sociali e consolle tecnologiche, crescono soli. 

Crescono fragili e infelici e ognuno  di loro manifesta il suo malessere a modo suo. Alcuni, insicuri, diventano presto vittime. Altri arroganti, carnefici.

 Ho sentito dire ultimamente che le generazioni di “nativi digitali” che si stanno susseguendo, saranno sempre più flessibili, avranno capacità di logica più pronte e altro che non ricordo più. Sarà vero; non oso mettere in dubbio tali affermazione ma mi viene da aggiungere “ E quindi ?Questo farà di loro persone più concrete, più sicure di sé, persone emotivamente stabili? Perché se così non è, me ne frego della logica e della flessibilità che deriverà. Non arricchirà di un centesimo la loro vita.”  

Ma non vorrei dare l’impressione di essere contro la tecnologia; non è quello il punto. 

Il punto siamo NOI.  Noi Adulti, intendo.

Dove cavolo siamo? Come facciamo a non accorgerci che intorno a noi i ragazzi, pur di essere visti, considerati, sono disposti a tutto? Si tagliano le braccia. Le ho viste, una volta, le braccia di una mia alunna; sembrava che ci fossero disegnati una serie di pettini, tante sottili righe, una accanto all’altra. Tante. Le ho viste e le ho chiesto: “Cos’è?”

 “ Mi sono ferita a dei rami” mi ha risposto….ho convocato i genitori e loro si sono mossi. Una bellissima famiglia, a dire il vero, ma lei era fragile e imitava gli altri, si lasciava coinvolgere dalle Challenge di You Tube, un mondo apparentemente innocuo, ragazzine che insegnano a truccarsi, a vestirsi, che giocano a dare consigli su come conquistare il ragazzo che ci piace, giocano a fare le grandi – Che male c’è –

Diciamo noi. Non fanno niente di male.

Non fanno niente di male i genitori che postano video di bambini che raccontano fatti divertenti, scimmiottando i grandi, che dicono parolacce come se niente fosse,  bambine che ballano truccate  ed acconciate come se fossero ad un concorso per reginette di bellezza, quelli tanto amati dagli americani – Le avete mai viste quelle bambine? Vi siete mai chiesti che fine fanno? Da grandi?

Sgomenta assisto alla perdita di potere dei genitori nei confronti dei figli, che crescono troppo in fretta, che divorano fette di Vita troppo grandi per poter attraversare l’esofago e che finiscono per strozzarli.

Un giorno una bambina di undici anni mi diceva che l’amichetto, in classe, faceva cose “schiocche “ con il flauto e mentre me lo diceva mimava il gesto -undici anni-

” Che ne sai?” avrei voluto chiedere e invece tentavo di sdrammatizzare e lei insisteva  “ Professore’ …sono cose sciocche , cose sciocche” … e un altro , sempre undici anni, che scriveva al computer richieste sessuali esplicite e  molto ben definte, sperando che l’amichetta di banco leggesse. 

Undici anni. I genitori caddero dalle nuvole. “Chi glielo ha insegnato?” 

– Ha uno smartphone? – chiedemmo.

– Ceeeeerto – annuirono orgogliosi. Lo smartphone arriva a 10 anni , con la comunione, per la maggior parte dei nostri figli. Gli altri, quelli “ sfigati” devono sudarselo e  i loro genitori “ più che sfigati” devono lottare ogni giorno per conservare il loro punto di vista. Devono essere forti. Benedetti, loro. 

 E allora toccò a me spiegare che cosa si poteva fare con uno smartphone, con accesso illimitato ad internet, che la maggior parte di loro, manco lo sa che esiste il “ parental control” che impedisce l’accesso a certi siti.

 Ascolto storie allucinanti…

Per ore potrei parlare e raccontarvi di ciò che accade ogni giorno ai nostri ragazzi, mentre noi siamo tutti presi dai nostri impegni, dalla nostra vita, dai nostri problemi…per anni. Ma la chiudo qui.

Una sola cosa vi chiedo. Smettete di scomodare Dio i fulmini i castighi del cielo e quant’altro. 

Chiedetevi: “ Che sto facendo io?” 

 Io padre, io madre, io docente, io Prete, io politico , io chipiùnehapiùnemetta… io ADULTO.

“ Che stiamo facendo noi? Dove siamo, mentre i nostri ragazzi crescono SOLI ? ”

Con il cuore rotto, Paola Colarossi

Caso Noemi Durini, l’assassino, Lucio Marzo, in permesso premio trovato alla guida in stato di ebrezza: la nostra riflessione.

Lucio Marzo, 24enne di Montesardo (Alessano), detenuto per l’efferato omicidio di Noemi Durini avvenuto il 3 settembre del 2017 nelle campagne di Castrignano del Capo, è stato denunciato per guida in stato di ebbrezza dalla polizia stradale, dopo essere stato fermato a Cagliari.

Il giovane, era in permesso premio per svolgere un’attività lavorativa nel vicino comune di Sarroch. Gli agenti, impegnati in una ordinaria attività di controllo, gli hanno intimato l’alt mentre era alla guida di un’auto che aveva richiamato la loro attenzione per il rumore proveniente dal veicolo. Davanti all’intimazione dell’alt, Marzo ha provato a dileguarsi, prima in auto e poi a piedi, ma alla fine è stato bloccato.

Il 24enne è detenuto nel carcere minorile di Quartucciu (all’epoca del delitto aveva 17 anni), dove sconta una condanna definitiva a diciotto anni ed otto mesi e stava godendo di un permesso concesso dall’autorità giudiziaria perché potesse essere impiegato in un esercizio commerciale nel comune in cui aveva provvisoriamente dimora. Il provvedimento autorizzativo, tuttavia, indicava tra le varie prescrizioni anche il divieto di usare mezzi a motore e questo spiega il tentativo di fuga. Non solo: Marzo è risultato positivo al test con l’etilometro e per questo è scattata la denuncia a piede libero.

Nonostante alla nostra Corte Costituzionale e a quella europea dei Diritti dell’Uomo la pena detentiva inflitta ai minorenni non piaccia e la ritengano una specie di “tortura” da vietare nella civilissima Europa, essa non ha una finalità punitiva ma una funzione ben precisa, a mio giudizio ancora attuale, ossia impedire agli assassini di nuocere ad altre persone e, auspicabilmente, tornare in società dopo aver intrapreso un adeguato percorso riabilitativo che faccia loro ben comprendere il disvalore di quanto commesso”. Questo il commento a caldo della nostra presidentessa, avv.ta Tiziana Cecere. “Prima di cedere a sentimenti di facile indulgenza, sarebbe bene ricordare chi è Lucio Marzo: un freddo e lucido omicida che confessò di aver ucciso Noemi dopo averla percossa e sepolta viva sotto alcuni massi. C’è poi un risvolto assai inquietante di questo efferato delitto che da criminologa mi colpisce particolarmente e su cui tengo a richiamare l’attenzione: il contegno dei genitori del ragazzo che, dopo la confessione dichiararono alla stampa «Siamo orgogliosi di lui», avendo loro figlio sostenuto di aver agito per estinguere una presunta conflittualità con la famiglia che considerava Noemi una presenza negativa in grado di esercitare una cattiva influenza sul di lui. Il grave gesto compiuto dal Marzo -detenuto in permesso premio- denota che siamo ben lontani da quel processo di consapevolizzazione e rieducazione necessario per il suo reinserimento virtuoso nella comunità; non v’è poi da stupirsi se l’elargizione disinvolta di questi permessi premio, alla luce delle condotte tenute, susciti l’indignazione delle vittime collaterali e dell’intera società civile. Per questo a titolo personale e a nome della mia associazione,  esprimo tutta la solidarietà possibile ad Imma, divenuta nostra socia onoraria che, nonostante l’indicibile dolore patito per la perdita di Noemi -a cui si somma la sofferenza per questo sconcertante nuovo epilogo -, ha fortemente voluto sin da subito spendersi in un’incisiva attività di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, incarnando a pieno la nostra missione di prevenzione; perché  la prevenzione e il sostegno nei contesti familiari e formativi  sono i soli strumenti efficaci per arginare futuri episodi di violenza giovanile e costruire una società più sicura e compassionevole. Ed è questo che Fermiconlemani instancabilmente promuove da anni, investendo le sue risorse migliori fatte di professionisti altamente specializzati e volontari, per la formazione, la salute mentale e il sostegno familiare, affinché si diffonda la cultura della non violenza, del rispetto delle regole e del rispetto reciproco nei gruppi di pari. Contano le azioni ma contano anche i simboli, per questo fra le nostre svariate attività vi è anche quella di promuovere la diffusione di panchine rosse, istallazioni permanenti contro la violenza sulle donne; l’ultima l’abbiamo inaugurata lo scorso giugno presso il villaggio vacanze Cala di Rosa Marina e, fra le tante, ve ne è una  a cui tengo particolarmente inaugurata a Bari l’otto marzo del 2021 ed intitolata proprio a Noemi”.