L’allarme sociale si aggrava in tempo di quarantena per i pericolosissimi giochi in auge sulla rete informatica degli adolescenti che nascono dalle cattive abitudini che la generazione degli attuali quarantenni ha trasmesso in eredità ai nuovi giovani.
Attualmente l’utilizzo assiduo potremmo dire per tutto il giorno a causa della costrizione a vivere nelle mura domestiche degli smartphone, della rete internet e dei videogames sta facilitando e facendo aumentare in modo vertiginoso il cyberbullismo.
Per comprendere cosa sia il cyberbullismo e come mai sia diventato un problema sociale, non possiamo far finta di non sapere che i bambini posseggono uno smartphone già dai 9/10 anni e lo usano benissimo, ne sono affascinati e afflitti, ne sono così tanto dipendenti da portarlo nel letto al posto del vecchio caro peluche addormentandosi con il cellulare in mano.
Lo scenario della dipendenza dall’utilizzo dello smartphone e conseguentemente dei social da parte dei bambini e degli adolescenti o come oggi si usa dire “dei giovani adulti” e “nativi digitali” è diventato sconcertante perché motivato nella stragrande maggioranza dei casi nell’assenza di comunicazione all’interno del micro cosmo familiare e dall’assenza di empatia con le figure genitoriali.
L’isolamento dei giovani dai modelli educativi li ha attirati verso gruppi di pari nei quali riconoscersi e con i quali condividere un “credo”, una “mission”, quella dell’”impresa speciale che lasci un segno indelebile nella memoria della società’”, non preoccupandosi che la diffusione di questo segnale è legato alla morte, all’orrore, al pericolo e alla sofferenza.
Il cyberbullismo o bullismo elettronico è definito come un atto aggressivo, intenzionale condotto da un individuo o un gruppo usando varie forme di contatto elettronico, ripetuto nel tempo contro una vittima che non può facilmente difendersi (Smith, P. K., del Barrio, C., & Tokunaga, R. S., 2013). Esso ha però delle caratteristiche identificative proprie: il bullo può mantenere nella rete l’anonimato, ha un pubblico più vasto, ossia il Web, e può controllare le informazioni personali della sua vittima.
Ecco come si concretizza.
E’ nata purtroppo una” passione per i giochi pericolosi” tra i quali il più noto e diffuso é la “Blue Whale Challenge”, gioco infernale nato molto probabilmente dal suicidio di Rina Palenkova che su VKontakte, un social diffuso in Russia, ha documentato passo dopo passo, con foto e video, il suicidio della fanciulla a soli 16 anni.
Il nome balena blu o balena azzurra è ispirato al comportamento tipico delle balenottere azzurre che, ad un certo punto della loro vita si spiaggiano e muoiono in solitudine poiché sono esemplari che si sono persi e non riescono a tornare dal gruppo di origine.
Moltissimi giovani adulti e adolescenti sono stati attratti sul web dal gesto folle e incomprensibile compiuto dalle sedicenni tanto da costituire e far proliferare gruppi sulla rete Web su cui circolano notizie, informazioni e foto inquietanti che inneggiano alla morte e al suicidio.
Il macabro gioco al massacro da condividere in rete si svilupperebbe così: Un leader detto “curatore”, attraverso i social prospetta ai giovani partecipanti una serie di prove, la condizione per aderire è tenere all’oscuro di tutto i genitori. Le prove consistono nell’adempiere a 50 precetti di natura autolesionistica, uno al giorno, sempre più articolati in un crescendo fino al suicidio che rappresenta l’ultima regola la 50esima. Al cosiddetto “curatore o tutor” devono essere giornalmente
fornite le prove che confermano l’esecuzione delle regole e che consistono in video, foto e testimonianze
Vi sono altri due giochi diffusissimi e molto pericolosi uno è Pull a Pig e l’altro Rodeo Fat Girls.
I giovani adulti organizzano dei giochi che coinvolgono la sfera emotiva e sessuale come il Pull a Pig (letteralmente “inganna un maiale”): inerente un comportamento sadico nei confronti delle ragazze, denigrate per il loro aspetto fisico e la loro fragilità emotiva.
Un gruppo di ragazzi prende di mira una giovane, scegliendo solo quella ritenuta meno attraente e uno tra loro mette in atto un falso corteggiamento per “spezzarle il cuore” svelando solo dopo diverso tempo, che si è trattato di uno “scherzo” tra amici uscendo allo scoperto con un messaggio telefonico: You’ve been pigged”: tradotto “sei stata piggata”.
L’altra versione consentiamoci di dire “sadica” di tale gioco é quella chiamata Rodeo Fat Girls, in cui la vittima viene scelta tra le ragazze più in sovrappeso e vince al termine del gioco chi è riuscito letteralmente “a portare a letto la “peggiore di tutte”.
Questi giochi che colpiscono anche la sfera sessuale pare arrivino il primo dall’Inghilterra mentre il secondo sembrerebbe essere americano.
Oggi pare che solo in Russia annualmente 1500 ragazzi ogni anno si levino la vita, ma il fenomeno non è così distante da noi, poiché in Italia e addirittura in Bari si sta diffondendo come un volano.
Secondo un’indagine della Società italiani di pediatria il 15% degli adolescenti tra i 14 e i 18 anni in Italia si è procurato autolesionismo per provare sollievo.
Sono agli onori della cronaca i suicidi di alcune ragazzine italiani di tredici/quattordici anni inserite in questi gruppi di pari che con determinazione e attività di lavaggio del cervello e manipolazione mentale mettono in atto dinamiche di istigazione o induzione al suicidio.
Nella mia attività forense di avvocato penalista e criminologa esperta in prevenzione dei crimini violenti e dinamiche settarie ma soprattutto con le attivita’ seguite con FERMICONLEMANI ho assistito nell’ultimo anno alla disperazione di diverse coppie di genitori che sentono fallito il loro modello educativo e che chiedono aiuto alle istituzioni per preservare le giovani vite dei loro figli coinvolti in dinamiche di cyberbullismo che quotidianamente praticano il “Cutting”.
Stiamo assistendo a questo inquietante fenomeno giovanile Cutting termine inglese che deriva da to Cut (tagliare, ferire) messo in atto da giovanissimi che si feriscono la pelle delle braccia o di altre parti del corpo perché dà la sensazione di avere un estremo controllo della loro vita.
I procedimenti penali e civili che ne conseguono coinvolgono oltre i Magistrati anche numerose figure professionali, tra cui psicologi, educatori dei minori, curatori dei minori, assistenti sociali, neuropsichiatri infantili, avvocati, criminologi, organi di pubblica sicurezza, consultori familiari, un vero pool di professionisti che si coordinano per far emergere non solo la verità dei fatti e degli eventi, ma per supportare i minori che tentano il suicidio e le famiglie che devono percorrere una fase di affiancamento psicologico e di recupero del rapporto genitore/figlio.
Mi sento di riferire a tutti i genitori che si dovessero accorgere che i propri figli si isolano continuamente, che preferiscono sempre e solo il web al calore della famiglia ma soprattutto che scorgono tagli ricorrenti su varie parti del corpo, di chiedere immediatamente supporto e aiuto a tutti gli enti competenti, di avvisare immediatamente le strutture scolastiche e di affidarsi solo a professionisti esperti e specializzati nello studio, nello sviluppo e nell’assistenza di tali dinamiche.